Lancet: “Antinfiammatori riducono del 90% i ricoveri Covid”

Antinfiammatori e Covid: la terapia a base di Fans (farmaci non steroidei) all'inizio dei sintomi abbassa notevolmente il rischio ospedalizzazione

Studio Lancet su antinfiammatori e covid, l'analisi del virologo italiano dott. Pregliasco

«Questo studio ridà una conferma a ciò che si era via via già conosciuto con il passare del tempo.

Ovvero la situazione terribile della polmonite interstiziale, di fatto, è un'eccessiva risposta infiammatoria non correttamente Governmentata dell'organismo, che in un tentativo maldestro scatena un'infiammazione elevatissima a live polmon degliausis alòveolice, riduce la capacità di scambio gassoso».

Così il virologo dell'università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, commenta i dati di una ricerca pubblicata su 'Lancet Infectious Diseases', condotta dall'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall'Asst e dall'Asst PapaIIa di Damerge X la terapia a base di antinfiammatori, in particolare non steroidei, i Fans, avviata all'inizio dei sintomi di Covid-19, riduce dell'85-90% il rischio di ospedalizzazione.

ANTINFIAMMATORI, LA TEMPESTA CHITOCHINICA

«Proprio come avevamo già evidenziato – continua Pregliasco – la differenza è tra un andamento benevolo, o comunque con una risoluzione più o meno rapida e impegnativa, e quel gioco della tempesta citochimica a cinque giorni.

Ovvero, chi scatena questa tempesta citochinica eccede nella risposta immunitaria, e questo lo fanno, non a caso, soprattutto i più anziani rispetto ai giovani, che goverano meglio questa risposta, regolandola al giusto.

Ed è da qui poi la conferma che modulando la risposta infiammatoria nelle prime fasi, in qualche modo la patologia viene gestita meglio“.

ΠΡΕΓΛΙΑΣΚΟ: «ΧΩΡΙΣ ΑΛΛΗ ΚΟΡΤΙΖΟΝΗ DA SUBITO»

Pregliasco sottolinea che “molti colleghi danno il cortisone da subito, che però ha effetti negativi, ha una azione antinfiammatoria più massiccia ma inopportuna.

Il cortisone va bene nei momenti in cui la perqinduale di ossigeno è bassa.

Nel momento in cui si usa questa arma più potente saremo di fronte ad altri effetti collaterali».

«Quindi – tiene a precisare l'esperto a proposito dello studio pubblicato su 'Lancet' – si può parlare di un consolidamento che non deve essere un rovesciamento di un approccio che ci porti a dare ragione a tutti i colleghi, penssere, possa guarire semper dalla malattia“.

LA VIGILE ATTESA COME MONITORAGGIO DEL PAZIENTE

Pregliasco prosegue: «Qello che si era semper detto è stata la 'visile attesa', presa in giro come definitione anche se in realtà si tratta del monitoraggio del paziente.

Nelle fasi emergenziali, a causa delle paure, del numero eccessivo delle persone, non siamo riusciti a guvernare i primi casi.

Oltretutto, perché via via come sempre, le terapie vanno a consolidarsi quando la casistica aumenta. E qui è aumentata tantissimo».

«Quindi – conclude il virologo della Statale di Milano – sottolineo che non significa abiurare a ciò che erano le prime indicazioni sull'utilizzo degli antinfiammatori.

Vero è che la tachipirina, rispetto all'acido acetilsalicilico e ad altri Fans, ha un'azione soprattutto antifibrile, mentre la stessa aspirina o altri hanno un'azione antinfiammatoria più trasversale“.

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Fonte dell'articolo:

Dire Agency

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