Come usare i social media durante una emergenza?

“Come apparirà una comunità 2.0 forte davanti alle emergenze?” è una domanda che gira da tempo nelle comunità anglosassoni. Ma in Italia, cosa deve succedere se un territorio è colpito da una grave emergenza? Emergency 2.0, un sito australiano che si occupa di educazione al soccorso, ha spiegato come in alcuni scenari debba muoversi la comunità dei cittadini, delle autorità e delle forze di soccorso sui social media.

Per primi devono essere attivi i servizi di emergenza e di pronto intervento. Durante la fase di ripresa dei servizi, per esempio subito dopo un terremoto o subito dopo una inondazione, i governi locali devono usare i social media per dare informazioni immediate sulla localizzazione delle strutture essenziali alla sopravvivenza e sulla loro rimessa in funzione. Devono anche informare sui servizi ancora disponibili e su quelli che invece non sono attivi. Il loro lavoro è quello di condividere su più canali possibili le informazioni basilari. Ovviamente i canali sono i più importanti: siti web, video, social network, numeri di telefono, siti web per smartphone. Il lavoro dell’istituzione “social” è anche quello di monitorare la rete per ascoltare in diretta le aree più problematiche e capire dove sono le persone più in difficoltà.

Agenzie, Ong, gruppi di servizio e associazioni devono comportarsi diversamente. Queste realtà dovrebbero usare i social network per condividere informazioni arrivate dal vertice informativo, cioè le amministrazioni e i gruppi di primo intervento, e promuovere attività parallele che aiutino la ripresa della normale attività post evento.
Soprattutto Ong e associazioni possono usare i propri canali per raccogliere volontari, donatori e ricerche di materiali post emergenza, come coperte, vestiti o cibo. POssono usare i social media anche per condividere informazioni locali, adeguate ad un pubblico più ristretto, di comunità che vuole muoversi per supportare chi è in difficoltà

Scuole, municipi, piccole realtà amministrative dovrebbero invece usare i social media per raccogliere informazioni relativamente ai problemi del territorio, così da organizzare assistenza a breve e medio periodo. Sono queste realtà che possono capire e far sapere agli altri cosa e come si può donare perché le persone in difficoltà nel post evento possano essere assistiti al meglio. Le piccole comunità possono anche rilanciare gli inviti delle associazioni per aumentare il coinvolgimento e mobilitare più popolazione possibile.
I comuni e le amministrazioni possono postare aggiornamenti in tempo reale con foto o video sulle infrastrutture e la loro riattivazione, e possono ovviamente monitorare tramite i social media le necessità delle persone della propria comunità.

Anche le aziende possono trovare grande giovamento dall’uso dei social media. Il primo impatto è sicuramente per le persone che necessitano di assistenza e possono postare le proprie richieste. Esistono anche siti online in alcune realtà, come quella australiana, che fanno incontrare richiesta e offerta.

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