Fiat 238, trent'anni di storia dell'ambulanza in cinquanta foto

Foto 13: in mezzo ad un 238 della prima serie e di un Alfa Romeo F12 Vigili del Fuoco, il 238E ora auto storica della sezione di Ponte di Mezzo della Misericordia fiorentina - foto Alberto Di Grazia
Foto 13: in mezzo ad un 238 della prima serie e di un Alfa Romeo F12 Vigili del Fuoco, il 238E ora auto storica della sezione di Ponte di Mezzo della Misericordia fiorentina – foto Alberto Di Grazia

A fianco della versione ufficiale Fiat, si sviluppò un fiorente mercato di allestitori, tra i quali cito per primo Boneschi sia perché confluito insieme a Savio nel gruppo Omnia S.p.A. sia e soprattutto perché fu Boneschi a credere nel primo vero allestimento Centro Mobile di Rianimazione, che fu chiamato Lifecar, studiato in collaborazione con la Saccab di Trezzano sul Naviglio, vicino a Milano, azienda primaria nella fornitura di apparecchiature elettromedicali.

Come riportato nella brochure, “ il Lifecar è una proposta fra le più avanzate anche in campo internazionale per superare le gravi mancanze tecniche dell’attuale parco di autoambulanze”.

Di serie il Lifecar prevedeva una barella azionata elettricamente, con posizione Trendelemburg ed anti-Trendelemburg, aspiratore elettrico di secreti a 12v, set per tracheotomia, respiratore a pressione positiva e negativa, respiratore a mano, impianto di ossigenoterapia con terza bombola portatile; set per infusioni e set da scasso, impianto radiotelefono ed ovviamente il comune materiale di primo soccorso di base; a richiesta, monitor ecg e defibrillatore. Veniva fornito sia con i portelloni di serie che con un inedito ( e francamente abbastanza incomprensibile) portellone in 3 parti, quella superiore apribile verso l’alto e le due basse invece apribili come di consueto. In entrambi i casi i portelloni sia posteriori che laterali non arrivavano fino alla sommità del tetto ma solo a filo della parte bassa di questo, soluzione necessaria, come per altri costruttori, dall’applicazione del tetto fuoriserie che oltretutto, sui lati, presentava una vetratura che avrebbe reso impossibile il montaggio di porte alte.

A differenza della Ambulanza Unificata, il Lifecar poteva essere allestito sia con il motore più piccolo che con quello top di gamma. Come si può ben capire, era un’ambulanza che richiedeva per le sue caratteristiche intrinseche la presenza di un medico a bordo, per evitare che tutta la generosa attrezzatura si riducesse a mera coreografia.

Naturalmente, né l’Unificata né il Lifecar poterono davvero rivoluzionare all’improvviso il mondo del soccorso e gli allestimenti davvero completi non furono che una minoranza rispetto alla fornitura complessiva di ambulanze di questi due produttori.

Bisogna poi citare Fissore: l’allestitore di Savigliano (CN), leader del mercato fra i primi anni ‘50 e i primi ‘70 a sua volta elaborò allestimenti sopraffini e di ottimo livello, studiati di volta in volta con i singoli committenti e non frutto di un’indagine più ampia quale i due descritti.

Anche Fissore offriva la possibilità, a discrezione del cliente, della barella singola oppure di quella doppia sovrapposta, e questo sia sul tetto alto che sul basso.

Purtroppo, il Fiat 238 sarà il canto del cigno della storica carrozzeria del cuneese, famosa non solo per ambulanze ed autofunebri, ma anche per i veicoli pubblicitari e per diverse fuoriserie, specialmente Fiat, che la posero per lungo tempo a fianco dei grandi carrozzieri nazionali come Pininfarina, Touring, o Bertone: la crisi economica del settore auto ( ma non solo) si portò via nel 1984 questa antica carrozzeria.

Foto 26: Fiat 238 F.lli Mariani: nelle foto mostra la livrea della Misericordia di Firenze; si tratta di una ( peraltro eccellente) riproduzione e non di un mezzo originariamente appartenuto a questa associazione - foto Alberto Di Grazia
Foto 26: Fiat 238 F.lli Mariani: nelle foto mostra la livrea della Misericordia di Firenze – foto Alberto Di Grazia

A ruota, la F.lli Mariani di Pistoia, che realizzò mezzi di rianimazione non solo sui tetto alto, ma anche sulle versioni basse, rinunciando in partenza alla doppia barella e concentrando lo spazio interno e gli sforzi del personale di bordo nella assistenza privilegiata ad un solo paziente.

Ciò non impedì anche realizzazioni , su richiesta del cliente, che comportarono allestimenti con il doppio lettino e la possibilità quindi di trasporto di due persone in contemporanea, pratica che comunque andava perdendo terreno con lo svilupparsi, come detto, di nuove teorie sull’approccio al paziente e sulle cure da prestare in loco.

Anche gli allestimenti di questo tipo, ma specialmente quelli di ultima generazione come Centri Mobili di Rianimazione ebbero un grande successo e furono acquistati da associazioni di tutta Italia desiderose di avere una macchina curata, ben rifinita e funzionale.

 

 

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