Difetti visivi, parliamo di presbiopia

A differenza di astigmatismo, miopia e ipermetropia, la presbiopia non è un difetto di refrazione. È invece una fisiologica riduzione dell’ampiezza accomodativa e, dunque, del massimo livello di accomodazione che un occhio corretto da eventuali errori refrattivi può produrre con sforzo volontario

Grazie all’accomodazione, infatti, il cristallino aumenta la sua convessità permettendo la convergenza dei raggi luminosi provenienti da un oggetto vicino e quindi più in generale la visione per vicino.

Chi soffre di presbiopia non riesce a mettere bene a fuoco gli oggetti più vicini, per via della perdita d’elasticità del cristallino

Un evento, questo, che si verifica in genere con l’avanzare dell’età (i primi sintomi si manifestano tra i 40 e i 45 anni): è proprio il passare del tempo la principale causa della presbiopia, insieme ad altre patologie quali il diabete, le malattie cardiovascolari e la sclerosi multipla, o l’assunzione prolungata di alcuni farmaci (diuretici, antidepressivi, antistaminici).

Il disturbo è diffusissimo: in Italia ne soffrono 28 milioni di persone (9 milioni hanno tra i 40 e i 50 anni), nel mondo 2 miliardi.

Sebbene il periodo di insorgenza non sia il medesimo per ciascuno, a 65 anni la presbiopia colpisce tutti.

Oggi tutti sperimentano questa condizione per il sempre maggior tempo trascorso davanti a smartphone, computer e oggetti tecnologici in generale.

Presbiopia: che cos’è?

La presbiopia è un disturbo visivo tipico dell’età.

Quando la persona invecchia, il nucleo del cristallino perde l’acqua (e dunque l’elasticità): diventa più duro, aumenta l’indice di rifrazione, ed ecco che fatica a mettere a fuoco un oggetto posto vicino agli occhi.

La perdita di elasticità è un processo fisiologico: comincia già nei bambini, ma inizia a far sentire i suoi effetti tra i 40 e i 50 anni.

Ecco perché se si riscontrano difficoltà nella lettura da vicino e nella messa a fuoco di oggetti vicini agli occhi in età giovanile, le cause sono da ricercarsi in altri disturbi.

L’ipermetropia, ad esempio, ha una sintomatologia simile

Gli oggetti vicini, infatti, appaiono sfumati e confusi, gli occhi si affaticano, ma la causa non è l’invecchiamento e neppure la presenza di un’altra patologia.

Ad essere responsabile è invece una cornea troppo piatta, un’alterazione nella lunghezza del bulbo oculare o un cristallino troppo curvo o non sufficientemente spesso.

In chi soffre di presbiopia, invece, tutto parte dal cristallino: irrigidito, questo non riesce ad adattarsi agli oggetti vicini (in gergo medico, ad accomodarsi).

Quando la patologia è agli inizi è sufficiente allontanare un po’ gli oggetti per poterli vedere meglio, successivamente bisognerà intervenire con occhiali, lenti o con un intervento chirurgico per ristabilire la vista.

Le tipologie di presbiti sono tre

  • giovane presbite: tra i 40 e i 45 anni la persona ha difficoltà a leggere e ad osservare oggetti vicini e, per aiutarsi, si limita ad allontanare gli oggetti dal viso o fa uso di una lieve correzione;
  • presbite: tra i 45 e i 55 anni la persona ha la necessità di utilizzare occhiali con lenti correttive specifiche, per compiere molte attività;
  • presbite avanzato: dopo i 55 anni, la persona ha perso gran parte della sua capacità di accomodazione ed è costretta ad utilizzare occhiali anche per le attività che necessitano di una buona vista a distanza intermedia

Presbiopia: cause e prevenzione

La prima causa della presbiopia è l’invecchiamento. Un cristallino giovane è elastico, capace di mettere a fuoco sia gli oggetti lontani che quelli vicini (salvo patologie di refrazione).

Successivamente, quella elasticità viene a meno per via della perdita d’acqua del suo nucleo: il cristallino si irrigidisce e si manifesta la presbiopia.

Non è però, l’età, l’unica causa della patologia.

Esistono altri fattori di rischio, da ricercarsi prevalentemente nell’abuso di farmaci e in talune patologie

  • diabete
  • sclerosi multipla
  • malattie cardiovascolari
  • patologie croniche autoimmuni
  • diuretici
  • antidepressivi
  • antistaminici
  • cortisonici
  • abuso di alcol

Quando la presbiopia insorge prima dei 40 anni, si parla di presbiopia precoce

Questo fenomeno è sempre più frequente, per via dell’elevato tempo trascorso davanti ai device elettronici: un uso prolungato del computer, dello smartphone e del tablet ci costringe a continui sforzi accomodativi, ed ecco che la presbiopia compare prima.

Così come compare prima nei soggetti ipermetropi e astigmatici.

Al contrario, in chi è miope, la presbiopia pare migliorare il disturbo “primario” e i suoi effetti si fanno sentire ad un’età più avanzata.

Sebbene si tratti di un processo fisiologico, la presbiopia può essere quantomeno ritardata.

È importante effettuare periodiche visite oculistiche (ogni 2-3 anni a partire dai 40 anni, ogni 1-2 dopo i 55 e annualmente dopo i 65, salvo indicazioni diverse da parte dello specialista).

Fondamentale, per chi soffre di diabete e ipertensione, è tenere sotto controllo le sue malattie poiché potrebbero avere delle conseguenze sulla vista.

Tra gli altri comportamenti preventivi da adottare vi sono

  • indossare sempre gli occhiali da sole quando si sta all’aperto
  • evitare fumo e alcol
  • fare regolare attività fisica
  • consumare frutta e verdura
  • mantenere la corretta idratazione dell’occhio, bevendo a sufficienza
  • privilegiare cibi che fanno bene alla vista: ortaggi e frutti arancioni, mirtilli, pesce azzurro, salmone, frutta secca
  • se si lavora al computer, concedersi una pausa ogni mezz’ora (meglio se guardando fuori dalla finestra)
  • trascorrere più tempo possibile all’aperto
  • utilizzare la giusta illuminazione quando si legge, per evitare che gli occhi debbano fare troppa fatica
  • assumere, se il medico lo ritiene opportuno, integratori di betacarotene e vitamina A

Presbiopia: i sintomi

La persona che soffre di presbiopia (il presbite) si accorge della patologia perché, quando avvicina un oggetto agli occhi, questo appare sfocato.

Spesso, in realtà, il primo e più evidente sintomo è la difficoltà di lettura: le lettere sembrano doppie, gli occhi si affaticano velocemente, possono bruciare e arrossarsi.

Spesso fa male la testa, soprattutto durante la notte e la sera.

È però la difficoltà nel leggere e vedere da vicino, il segnale che più di tutti indica l’insorgenza della presbiopia: mentre non si hanno problemi a vedere i cartelli stradali o a guardare la tv, leggere un libro o il menù del ristorante diventa difficile se non li si allontana dal volto.

All’inizio può essere un disturbo minimo, che la persona tende a trascurare, ma con il passare del tempo tende a peggiorare rapidamente.

La diagnosi e i trattamenti

La diagnosi di presbiopia viene fatta da un medico oculista.

Il test per la presbiopia utilizza la tavola ottotipica, che misura in decimi l’acutezza visiva.

In caso la presbiopia venga accertata, si andrà a stabilire con quale strumento intervenire.

La soluzione più immediata è rappresentata dagli occhiali con lenti positive, tenendo però a mente che le lenti da presbite non sono lenti definitive: le si può usare in assenza di difetti da refrazione, ma soprattutto prima dei 65 anni la capacità di accomodazione si perde gradualmente e il potere degli occhiali deve conseguentemente essere aumentato.

Tre sono le tipologie di occhiali:

  • occhiali da lettura o occhiali monofocali, facilmente acquistabili in farmacia o al supermercato: sono la prima soluzione che viene in mente, ma non è quella consigliata in quanto le lenti “preconfezionate” vengono in genere acquistate senza un consulto oculistico, procedendo per tentativi;
  • occhiali bifocali: servono a correggere la vista sia da vicino che da lontano (nella parte inferiore hanno una lente dedicata alla lettura), ma la divisione della lente è molto netta e non particolarmente confortevole;
  • occhiali trifocali: tra la parte inferiore dedicata alla lettura e la parte superiore per la vista da lontano, presentano una porzione di lente per la vista da media distanza;
  • occhiali progressivi: consentono di vedere bene ad ogni distanza, e si rendono indicati per i presbiti che soffrono anche di miopia, astigmatismo o altri difetti visivi. Le aree sono combinate in modo armonico, senza brusche interruzioni, e sono per questo molto più confortevoli rispetto agli occhiali bifocali o trifocali.

Negli ultimi anni, al fianco degli occhiali, si sono affermate con decisione le lenti a contatto specifiche per la presbiopia.

Si tratta di lenti monouso e morbide, arricchite con agenti umettanti (fosfatidilcolina o acido ialuronico) e di tipo multifocale.

Servono dunque a vedere bene sia da vicino che da lontano, e possono essere utilizzate anche in presenza di altri difetti visivi, ma richiedono circa 15 giorni di adattamento oculo-cerebrale (le lenti diffrattive, di ultima generazione, vengono invece accettate fin da subito).

Un’alternativa all’uso di occhiali e lenti a contatto, per la correzione della presbiopia, è rappresentata dalla chirurgia.

Due sono le strade percorribili:

  • la chirurgia refrattiva laser (PRK o LASIK)
  • la chirurgia intraoculare

La chirurgia refrattiva laser, da tempo impiegata per la correzione dei difetti refrattivi, va a modificare la curvatura della cornea togliendo alcuni frammenti di tessuto.

Queste tecniche possono essere effettuate con intento di monovisione, ovvero lasciando l’occhio dominante corretto “per lontano” e l’occhio non dominante in uno stato refrattivo “per vicino”, oppure con intento multifocale cioè modellando la cornea creando un’area di visione per lontano e per vicino.

La chirurgia intraoculare va invece a posizionare un cristallino artificiale, una lente multifocale accomodativa che dura in eterno.

In entrambi i casi, i tempi di recupero variano da persona a persona e i trattamenti presenteranno indicazione diversa a seconda dell’età del paziente e del suo stato refrattivo precedente.

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