Lotta al monossido di carbonio: il sistema del 118 di Trieste ASUITS

CASE REPORT: STANARE IL MONOSSIDO, POTENZIALE KILLER SILENZIOSO

Cluster di sintomi non riconducibili ad intossicazione da monossido di carbonio. Analisi predittiva e diagnosi precoce

L’intossicazione acuta è l’esposizione al monossido di carbonio con inalazione, che comporta il manifestarsi di una sintomatologia variabile (in funzione del tempo di esposizione e della concentrazione del gas nella miscela respiratoria) che comprende nausea, vomito fino a sintomi neurologici importanti quali perdita di coscienza, coma e morte.

Il Monossido di Carbonio (CO) è un gas velenoso particolarmente insidioso in quanto inodore, incolore, insapore e non irritante ed altamente infiammabile.

Lo scopo è il pronto riconoscimento di una intossicazione da CO ed l’immediato trattamento per evitare la necrosi tissutale (specie neuronale) da ipossia con perdita di coscienza e decesso.

In questo report vengono descritti una serie di casi nei quali la tempestiva individuazione del gas ha consentito un tempestivo ed adeguato trattamento.

Caso 1: il monossido e l’intossicazione in casa

intossicazione-monossido-casaIl Sistema 118 Trieste nella fascia oraria notturna nel mese di febbraio 2019 veniva allertato dalla Sala Operativa Regionale Emergenza Sanitaria FVG in codice Giallo in donna giovane con perdita di coscienza a domicilio.

La chiamata alla Sala Regionale arrivava da un medico afferente al Servizio di Continuità Assistenziale presente sul posto precedentemente allertato dalla parte per una visita domiciliare per stato di malessere generico. All’arrivo della squadra di soccorso sanitario territoriale ASUITS nell’abitazione, il rilevatore multigas, già attivato durante il tragitto, entrava in allarme segnalando valori di CO superiori ai 200 ppm.

All’interno dell’abitazione, oltre al Medico SCA e alla donna, erano presenti un uomo adulto ed una bambina di quattro anni.

Immediatamente i sanitari provvedevano all’evacuazione delle persone presenti e contestualmente richiedevano l’intervento dei Vigili del Fuoco.

L’intero nucleo familiare presentava sintomi di intossicazione da CO.

La donna accusava forte astenia con cefalea, nausea e vomito. All’esame obiettivo si presentava in stato confusionale con valore pressorio di 80/60 mmHg, frequenza cardiaca di 110 battiti per minuto, con polso ritmico, la frequenza respiratoria era di 20 atti/minuto con dispnea e SpO2 75%. Veniva somministrato O2 al 100% ad alti flussi tramite maschera con reservoir e fluidi i.v. per contrastare l’ipotensione e veniva  disposto l’immediato trasferimento presso l’ospedale hub.

Una volta giunta in Pronto Soccorso in base ai valori di HbCO=7,3 % ed in base alla sintomatologia veniva confermata la diagnosi di intossicazione da CO e dopo visita specialistica veniva indicato il trattamento urgente in Camera Iperbarica. Tale trattamento veniva ripetuto anche nella giornata seguente e la paziente veniva ricoverata in Medicina d’Urgenza. Venivano inoltre eseguiti tutti gli accertamenti diagnostici come da protocollo (radiografia torace, ecocardiografia e TAC cranio).

L’uomo accusava astenia e cefalea. All’esame obiettivo si presentava tranquillo con valore pressorio di 123/86 mmHg, frequenza cardiaca di 90 battiti per minuto, con polso ritmico, la frequenza respiratoria era di 16 atti/minuto senza dispnea con SpO2 98%. Veniva somministrato O2 al 100% ad alti flussi tramite maschera con reservoir e disposto l’immediato trasferimento presso l’ospedale hub.

La bambina, stando a quanto riferito dai genitori, sembrava più sonnolenta del solito e manifestava cefalea. All’esame obiettivo si presentava agitata con GCS 15, pressione arteriosa di 108/70 mmHg, frequenza cardiaca di 113 battiti per minuto, con polso ritmico, la frequenza respiratoria era di 22 atti/minuto senza dispnea con SpO2 99%. Veniva somministrato O2 al 100% ad alti flussi tramite maschera con reservoir e disposto l’immediato trasferimento presso l’ospedale hub.

Entrambi (uomo e bambina), visto il quadro sintomatologico sfumato ed in progressiva e rapida ripresa non venivano studiati dal punto di vista emogasanalitico e dopo alcune ore di O2 terapia al 100% visto la ripresa completa, venivano dimessi al domicilio.

Il medico SCA si recava presso il Pronto Soccorso dell’ospedale hub in un secondo momento con mezzi propri ma il quadro clinico (cefalea e blanda astenia iniziale) dopo alcune ore dall’evento era ormai andato a completa risoluzione, motivo per il quale veniva visitato ma poi immediatamente dimesso.

A conferma della criticità della qualità dell’aria ambientale, i Vigili del Fuoco, al loro arrivo, rilevavano nel vano cucina e nel soggiorno dell’appartamento valori di CO prossimi ai 300 ppm.

Dalle rilevazioni effettuate dai Vigili del Fuoco.

è emerso che all’interno della cucina era installata una caldaia ad uso riscaldamento e produzione di acqua calda mentre nel soggiorno era presente un braciere acceso. L’evento è riconducibile al mal funzionamento della caldaia ed al concomitante uso del braciere che hanno causato una spiccata produzione di CO con insorgenza di sintomatologia ingravescente.

 

Caso 2: Il monossido e i luoghi di lavoro

Intossicazione sui luoghi di lavoro. Gli spazi confinati sono molto problematici

Il Sistema 118 Trieste nella fascia oraria serale nel mese di aprile 2019 viene allertato dalla Sala Operativa Regionale Emergenza Sanitaria FVG in codice Giallo per perdita di coscienza di un dipendente con patologia sconosciuta, presso iI complesso Industriale Siderurgico Triestino, stabilimento, che si estende su un’area di più di 500 mila metri quadri con cokeria, due altiforni, un impianto di agglomerazione e macchina a colare per la solidificazione della ghisa.

Il rilevatore multigas, già attivato durante il tragitto, entrava in  allarme appena la squadra di soccorso sanitario territoriale ASUITS scendeva dall’autoambulanza, evidenziando valori  di CO in ambiente aperto superiori ai 50 ppm.

Gli astanti presenti sul posto scortavano la squadra di soccorso sul luogo dell’evento, un impianto lavorativo installato a circa 20 metri di altezza, testimoniando una verosimile sincope del collega con perdurare dello stato di incoscienza in respiro spontaneo.

I sanitari mentre raggiungevano in sicurezza la persona, per la valutazione e trattamento del caso,  richiedevano contestualmente l’intervento dei Vigili del Fuoco.

L’operaio veniva trovato in posizione  supina; all’esame obiettivo era ancora  incosciente, con un GCS di 8 e un valido respiro spontaneo eupnoico di 18 atti/minuto. Il valore pressorio era di 120/60 mmHg, frequenza cardiaca di 80 battiti per minuto, polso ritmico,  e SpO2 94%. Non presenti segni di lato o altri segni neurologici evidenti. E’ stato somministrato O2 al 100% ad alti flussi tramite maschera con reservoir e fluidi i.v.

Mentre la squadra si apprestava a mobilizzare la persona su barella SCOOP per il trasporto verso l’ambulanza il rilevatore multigas segnalava valori di CO superiori a 70 ppm. Poco prima di iniziare la discesa la vittima riprendeva i sensi, risultando lucido ed orientato con un GCS 15, ma non ricordava l’accaduto. Eseguiva comandi semplici, non lamentava dolori specifici e non vi erano presenti segni di morsus; l’anamnesi medica risultava negativa per patologie pregresse.

La squadra di soccorso giunta in ambulanza trova un’altro operaio, seduto nella cellula sanitaria, che aveva precedentemente lavorato presso lo stesso sito.

All’esame obiettivo presentava sintomatologia vertiginosa e debolezza agli arti inferiori con valore pressorio di 150/80 mmHg, frequenza cardiaca di 115 battiti per minuto, polso ritmico, frequenza respiratoria di 18 atti/minuto, eupnoico e una SpO2 98%. E’ stato somministrato O2 al 100% ad alti flussi tramite maschera con reservoir .

Ambedue gli operai sono stati trasferiti presso l’ospedale hub.

Una volta giunti in Pronto Soccorso:

al primo operaio, in base ai valori di HbCO=24,6 % ed in base alla sintomatologia, veniva confermata la diagnosi di intossicazione da CO e veniva indicato il trattamento con O2 al 100% ad alti flussi tramite maschera con reservoir . Veniva dimesso al mattino dello stesso giorno vista la scomparsa del  quadro sintomatologico e l’annullamento dei valori di HbCO nel sangue.

Il secondo operaio visto il quadro sintomatologico in progressiva e rapida ripresa, non veniva studiato dal punto di vista emogasanalitico. Dopo alcune ore di O2 terapia al 100% visto la completa ripresa veniva dimesso al domicilio.

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Perché avere i rilevatori di monossido anche nel 118? Perché nelle aziende il rischio di produrre fumi tossici o monossido è alto. Anche interventi senza VVF possono essere pericolosi o letali.

Dalle rilevazioni effettuate dai VV.F. è emerso che l’emissione di CO è occorsa durante i lavori di manutenzione di un filtro  installato su uno degli altiforni complesso Industriale Siderurgico.

DISCUSSIONE/CONCLUSIONI

In conclusione, si evidenzia che le atmosfere inquinate possono trovarsi ovunque, anche in aria aperta e non necessariamente in spazi confinati.

Dall’analisi della casistica, risulta evidente che nell’ambito delle intossicazioni da CO, la stagionalità non è da considerarsi come dato assoluto per un’analisi predittiva.

Il fatto di rilevare intossicazioni da monossido causate da caldaie per la produzione di acqua calda mal funzionanti, fa presupporre che questa tipologia di evento possa presentarsi anche nei periodi dell’anno in cui non è necessario il riscaldamento degli ambienti.

Parallelamente, è stato evidenziato che, anche in assenza di sintomatologia di natura neurologica, l’utilizzo dei rilevatori è indicato in quanto è stata individuata la presenza di CO all’interno di locali per cui si è intervenuti a seguito di allertamento per altre patologie.

 

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BIBLIOGRAFIA
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