In Nepal nessun euro donato è ancora stato speso per la ricostruzione
Il mondo ha messo insieme 4 miliardi e 100 milioni di dollari per aiutare la popolazione del Nepal dopo il terribile terremoto che ha sconvolto il paese asiatico fra aprile e maggio del 2015. Uno sforzo di donazioni incredibile, che ha visto impegnate celebrità, organizzazioni umanitarie, governi dei paesi più industrializzati e persone comuni. Oggi grazie ad un articolo della Reuter Foundation si scopre che nemmeno un centesimo di quella montagna di soldi è stata spesa per la ricostruzione. Gli unici aiuti che sono arrivati alla popolazione civile sono il cibo e le tende portate dalle Organizzazioni Umanitarie, dall’ONU e dai volontari che si sono riuniti in Nepal per sostenere chi aveva bisogno, dopo due scosse di terremoto che hanno ucciso più di 9.000 persone.
Le Nazioni Unite stimano che ci siano almeno tre milioni di sopravvissuti che necessitano aiuto, circa il 10% della popolazione che vive alle pendici dell’Himalaya. Tutti hanno bisogno di riparo, cibo e assistenza medicale di base. Molti di questi sono fra le montagne Nepalesi. Govind Raj Pokharel, Capo del neocostruito National Reconstruction Authority, ha detto che il governo è ritroso a iniziare a spendere questi soldi prima di ottobre, perché il ritardo nell’approvazione dei piani di ricostruzione non può essere effettuato nella stagione dei monsoni. “Posso accettare che la risposta del Governo sia lenta” ha spiegato.
Ma si sta avvicinando l’inverno, il Nepal ha criticità enormi e la risposta caotica al terremoto ha creato ulteriori problemi. Il Paese non è riuscito a prepararsi per una seconda scossa, nonostante gli esperti avessero avvertito che sarebbe potuta esserci. Oggi, quattro mesi dopo, molti dei palazzi danneggiati a Kathmandu sono ancora lì, e le macerie continuano a rimanere nelle strade e nei parchi pubblici. Migliaia di persone vivono ancora sotto tende blu, prede di zanzare e tafani, e letteralmente in mezzo alla fanghiglia. L’unico supporto arrivato secondo molti profughi è stato quello delle Agenzie Internazionali, con cibo e tende da riparo.
Il commento alla situazione del responsabile umanitario e coordinatore per il Nepal, Jamie McGoldrick, è stato che i governatori sono stati pigri. “Devono muoversi – ha spiegato – perché la prossima sfida è dare a tutti quelli che vivono nelle tende un posto caldo dove dormire per l’inverno”.