Approccio al rifugiato. Come si deve comportare il volontario? Il percorso educativo parte dalla conoscenza
In rete si trovano spesso diversi articoli sulla rendicontazione e sui conti delle associazioni ONLUS che si occupano di rifugiati. E ogni volta (anche l’ultima, in cui si è preso di mira la Croce Rossa Italiana) è uno stillicidio di informazioni che riguardano i soldi, e i costi, di questi servizi. Vorremmo iniziare a trattare il tema da un punto di vista non politico, e non demagogico. Ci ha anticipato Rosso Parma con un interessante articolo che riprendiamo, perché l’esperienza di una piccola città possa diventare un momento di confronto anche per le associazioni che si stanno organizzando per fare fronte alla necessità (parola più bella di “problema”) di accogliere i migranti.
Quali competenze ci vogliono per andare ad accogliere una persona che è scappata dalla guerra? Quali sono le capacità che deve avere il volontario che si approccia a un essere umano che – per ottenere un diritto – ha infranto la legge diventando un essere umano “illegale”?Un brillante articolo di Rosso Parma ci può aiutare ad affrontare il tema con molta neutralità e tanta voglia di analizzare il problema delle migrazioni senza una pistola (camuffata da calcolatrice) in mano.
PARMA – Ha preso il via ieri sera il ciclo di incontri intitolato “Lezioni aperte sulla globalizzazioni”, organizzato in una parte, quella relativa ai processi migratori, in collaborazione con il Ciac, ed in un’altra parte, quella che riflette sulla tematica femminile, in collaborazione con il Tavolo Sguardi Incrociati del Centro Interculturale di Parma.
L’aula piena di ragazzi, Vincenza Pellegrino che modera un incontro: l’esordio parte tra studenti avendo come protagonista uno di loro, Arif, giunto dal Pakistan.
La sua storia è esemplare: il ragazzo si è “cuccato” tutto il viaggio di chi fugge da rifugiato, e ha per l’appunto incrociato tutte le contraddizioni di un sistema criminogeno. D’altronde, se consideriamo il livello mentale medio di chi legifera anche rispetto al tema dell’accoglienza, è già grasso che cola che sia ancora vivo.
“ Un diritto universale – dirà Chiara Marchetti, docente universitaria a contratto di sociologia della globalizzazione e attiva nel Ciac -, quello dell’accoglienza, che si può ottenere solo infrangendo la legge, che è un bel paradosso. Perché devo pagare un trafficante? Perché non esistono vie legali per entrare in Europa e chiedere un diritto di cui sono titolare. Cioè a dire: io posso chiedere asilo, ma per farlo devo arrivare in Italia, in Europa, in un paese che poi mi dia il riconoscimento dello status”.
I ragazzi ascoltano attenti però soprattutto Arif, che con semplicità racconta loro del viaggio allucinante e disumano riservato a chi fugge, del privilegio di poter studiare in luoghi ordinati ed accoglienti, del calore ricevuto dalla propria famiglia adottiva, da una persona che lui chiama serenamente “mamma”. Già, perché questo giovane studente di Filosofia, arrivato a Parma, è stato inserito in un programma proprio del Ciac di convivenza chiamato “Rifugiato in famiglia”, accolto e benvoluto da parmigiani, e quindi, in una seconda fase, nel progetto Tandem. Esso implica una convivenza tra studenti universitari e rifugiati usciti dallo Sprar, ed è ovviamente orientato a facilitare l’inclusione del nuovo arrivato in un tessuto sociale complesso e in parte da capire. Il ruolo della professoressa Marchetti, in tutto ciò, è proprio di agevolare l’elaborazione delle testimonianze, che a quel punto divengono momento positivo e di emancipazione del migrante. L’appartamento lo mette a disposizione il Ciac, allo studente che si renda disponibile spettano le sole spese vive e il mettersi a disposizione nelle iniziative di volontariato e testimonianza collegate al progetto (ma anche no, nel senso che aiutare un’anziana a portare la spesa è semplicemente buona creanza).
CONTINUA A LEGGERE L’ARTICOLO SU ROSSO PARMA
LEGGI IL PROGRAMMA DEGLI INCONTRI
LEGGI L’INTERVISTA A DUE EDUCATORI