Che cos’è e quando si esegue la biopsia epatica?

La biopsia epatica è un esame che si basa sul prelievo di una piccola porzione di tessuto epatico che viene successivamente sottoposta a esame al microscopio

Può essere eseguita per via percutanea (il campione di tessuto viene prelevato da un ago inserito attraverso la pelle); per via transvenosa (inserendo un catetere attraverso la vena giugulare); durante un intervento chirurgico addominale.

A cosa serve la biopsia epatica?

La biopsia epatica viene utilizzata per diagnosticare malattie del fegato acute e croniche.

Consente di formulare diagnosi e di chiarire eventuali dubbi sulla causa della patologia e permette di giudicare la severità della malattia e di prevederne l’evoluzione.

Può essere, inoltre, utilizzata per valutare l’efficacia delle terapie.

Il medico potrebbe richiedere, nei giorni precedenti l’intervento, la sospensione dell’assunzione di alcuni farmaci che potrebbero interagire con l’esame.

Tra i farmaci dei quali può essere richiesta la sospensione ricordiamo gli antidepressivi, gli anticoagulanti, gli antiaggreganti piastrinici, i farmaci per la pressione alta, gli antibiotici, gli antiasmatici, i FANS.

È necessario che il paziente, prima di sottoporsi a questo esame, sia a digiuno sia di cibi solidi che liquidi da almeno sei ore.

Il paziente potrà essere sottoposto a un esame del sangue volto a determinarne la capacità coagulativa e, in caso se ne ravvisi il bisogno, potrà essere sottoposto alla somministrazione di farmaci per la coagulazione.

Chi può effettuare l’esame?

All’esame si possono sottoporre tutti i soggetti con patologie croniche o acute a carico del fegato.

Costituiscono principali controindicazioni alla biopsia epatica: la presenza di ascite (è da preferire la via transgiugulare); l’obesità; la presenza di valori di coagulazione del sangue inferiori alla norma; se il paziente lamenta dolore addominale per malattie della colecisti, per pancreatite o per occlusione intestinale.

La biopsia epatica è dolorosa o pericolosa?

Se, da una parte, si può affermare che la biopsia epatica è un esame con un elevato margine di sicurezza e che non comporta particolari rischi per il paziente, dall’altra non si può non mettere in evidenza la sua natura di esame piuttosto invasivo.

Se le gravi complicanze sono rare, alcune complicanze minori sono invece piuttosto frequenti: tra queste il dolore post intervento, che può arrivare a interessare 1 paziente su 3 (il dolore può insorgere nel punto dell’iniezione ed estendersi fino alla spalla destra) e il sanguinamento.

Rispetto al passato oggi le complicanze sono più rare grazie all’esecuzione della biopsia con guida ecografica e di nuovi aghi di minore calibro e meno traumatici.

Come funziona la biopsia epatica?

Per eseguire la biopsia epatica, il paziente deve essere posizionato supino.

Il medico provvederà alla disinfezione della cute nel punto di ingresso dell’ago e alla somministrazione dell’anestesia locale.

La metodica prevede l’ausilio dell’ecografia che consente al medico di monitorare il tragitto dell’ago.

L’ago della biopsia – in grado di prelevare una porzione di tessuto della lunghezza di 2-4 centimetri – verrà inserito e rimosso rapidamente.

Dopo la biopsia il paziente dovrà rimanere sdraiato, con una borsa del ghiaccio sul punto in cui è stata effettuata la biopsia, per almeno 3 ore, ed è consigliabile che rimanga a riposo per almeno le prime 24 ore post-esame.

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Fonte dell’articolo

Humanitas

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