EMPills - Sentirsi Impotenti (cosa fare in caso di priapismo?)

Il signor L.P. mi guardava negli occhi. E io non sapevo bene cosa fare. La diagnosi era stata facile, scontata. La situazione era tuttavia delicata. Il paziente non poteva sapere che Priapo non mi aveva insegnato molto.

Eppure il priapismo rappresenta una delle poche vere emergenze urologiche. Nonostante questo, la mia ignoranza sulla gestione diagnostica-terapeutica era completa.

Il Priapismo è una persistente e dolorosa erezione peniena, di durata superiore alle 4 ore, non correlata ad interesse o stimolazione sessuale. L’incidenza nella popolazione generale è bassa (1 caso ogni 100.000 abitanti), ma aumenta in alcune categorie di pazienti: negli adulti affetti da anemia falciforme la prevalenza di priapismo raggiunge fino il 42%.
I corpi cavernosi sono strutture vascolari specializzate con muscolatura liscia trabecolata e particolare matrice extracellulare; la contrazione della muscolatura liscia, processo mediato dal sistema simpatico, determina la flaccidità del pene, il rilassamento, dipendente dal sistema parasimpatico e dal NO, ne determina l’erezione. Gli inibitori del PDE5 (PDE-5 I) determinano erezione determinando un incremento del GMPc, mediatore finale del NO.
Il priapismo può essere classificato in una forma ischemica (low flow – forma venoocclusiva), una forma non ischemica/arteriosa (high flow) ed una forma ricorrente/intermittente. La distinzione del tipo di priapismo determina la corretta impostazione terapeutica.

Il priapismo ischemico è determinato dalla ostruzione e conseguente stasi venosa all’interno dei corpi cavernosi; è la forma più comune (>95% di tutti i casi di priapismo), con eziologia idiopatica nella maggior parte dei casi (60% dei casi); associazioni note sono con l’anemia a cellule falciformi, discrasie ematologiche, sindromi neoplastiche, infezioni, disordini neurologici, malattia da accumulo, uso di farmaci (antidepressivi, antipsicotici, antipertensivi, farmaci ricreazionali) ed iniezione intracavernosa di fentolamina, PGE1, papaverina. Rari i casi associati con PDE5-I.
La durata dell’episodio è il più importante predittore del mantenimento della funzione erettile: oltre le quattro ore si inizia a creare una sorta di sindrome compartimentale locale con conseguenze irreversibili come la fibrosi dei corpi cavernosi, l’alterazione anatomica e la disfunzione erettile permanente.
Il priapismo ischemico si può manifestare in forma intermittente: una condizione di ricorrenti episodi subacuti di priapismo ischemico spesso autorisolventesi entro 3 ore.
Il priapismo non ischemico/arterioso, più raro, è caratterizzata da un erezione non completamente rigida e non dolorosa. La causa solitamente è un trauma chiuso o penetrante perineale o pelvico: il danno determina una lacerazione nell’arteria cavernosa che conduce ad una fistola ad alto flusso fra la arteria e gli spazi lacunari del tessuto sinusoidale (fistola arteriola-sinusoidale), bypassando il sistema delle arterie elicine ad alta resistenza. Possono intercorrere un periodo di tempo anche di due settimane fra il trauma e lo sviluppo del priapismo. Non rappresenta una emergenza medica per il rischio notevolmente più basso, anche se non assente, di disfunzione erettile.

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