Trattamento delle ferite: sfatiamo o confermiamo miti e leggende

Di: Vincenzo Vanni, Emergency Medical Coordinator

La Wilderness Emergency Care è la gestione medica in luoghi remoti o isolati, dove è necessario intervenire su un paziente senza i tradizionali presidi medici che si possono ritrovare in una zona civilizzata. Per questo motivo Vincenzo Vanni, EMT specializzato in wilderness and tactical medicine, ci ha inviato questo prezioso contributo per  alcuni miti o confermare leggende su alcuni prodotti.

In questo articolo tratteremo la prevenzione delle infezioni ed alcuni metodi che si possono adottare per combattere le infezioni cutanee. Partiamo col descrivere come pulire correttamente una ferita. Innanzitutto, bisognerebbe avere a disposizione acqua preferibilmente sterile, sapone, una soluzione tensioattiva o una tintura di iodio.

Iodio:
Lo iodio è una sostanza utilizzata dalla ghiandola tiroidea per la produzione di un ormone, la tiroxina. La tiroxina mantiene stabile il metabolismo basale. Questa sostanza però dev’essere usata con determinate precauzioni. Alcune persone infatti sono sensibili all’applicazione cutanea di iodio, e si può rischiare di causare una ustione chimica. Lo iodio però, a basse concentrazioni, è fatale per i germi ma innocuo per i tessuti, risulta anche essere un ottimo disinfettante.

Betadine:
E’ commercialmente disponibile una soluzione di iodio diluito in acqua, utilizzato come disinfettante cutaneo. Questa soluzione non dovrebbe essere mai utilizzato in forma concentrata pari o superiore al 10%. Infatti concentrazioni superiori al 5% di iodio posso essere dannose per i tessuti. Poiché lo iodio è molto efficace in soluzione diluita, Betadine è solitamente diluito – 10 parti di acqua e 1 parte di Betadine – in soluzione all’1%.

Iodiopovidone:
[cml_media_alt id='6897']ferota[/cml_media_alt]Lo iodopovidone è un complesso ottenuto dalla combinazione del polimero polivinilpirrolidone con lo iodio, sotto forma di ioni tri-ioduro. Essendo solubile nell’acqua può essere applicato direttamente sulla ferita come antisettico. Questo prodotto è disponibile in commercio alla concentrazione del 2% di iodio e può essere usata direttamente sulla ferita o diluito in acqua per risciacquare. Una volta applicato sulla ferita, rilascia lentamente iodio contribuendo a mantenere l’area sterile o per trattare attivamente il tessuto infetto. Una volta fermato l’eventuale sanguinamento della ferita, è fondamentale preparare una soluzione fatta di acqua sterile aggiungendo del betadine o del povidone o qualsiasi soluzione di iodio, lasciandola riposare per 30 minuti. Per una completa pulizia della ferita ci vogliono 2-3 litri di acqua. L’ irrigazione della ferita deve essere preferibilmente fatta creando un getto d’acqua diretto sulla ferita utilizzando una siringa o creando un foro sul tappo della bottiglia.

Segni di infezione
Se sono presenti dei batteri nella ferita, essi incominceranno a moltiplicarsi rapidamente causando un infezione locale, la cellulite, che progredisce con la formazione di accessi. I batteri per moltiplicarsi hanno bisogno di un ambiente scuro, caldo, umido, con ossigeno in quantità idonea e nutrienti. Quindi i batteri ritrovano queste condizioni ideali nel nostro organismo. Alla temperatura di 37°C i batteri si moltiplicano ogni 26 minuti. Partendo da un solo batterio a distanza di 24 ore sono diventati 256 trilioni.

Che cosa è la cellulite?
La moltiplicazione dei batteri produce materiali di scarto chiamati pirogeni. Questi, sono riconosciuti dal nostro sistema immunitario come agenti estrani che devono essere distrutti. Sebbene queste sostanze non siano dannose, innescano una catena di eventi che stimolano il nostro sistema immunitario e conseguentemente i meccanismi di difesa.

Uso di feci di animali per curare le ferite
Potrebbe risultare ridicolo parlare dell’uso delle feci come rimedio ma, in Africa, viene spesso utilizzato dalle popolazioni locali e non solo. Le feci di animali sono ricche di batteri in particolare il clostridium, batterio che causa il tetano. Pertanto l’uso dello sterco non può far altro che aumentare il rischio di infezione. In alcuni paesi Africani le feci vengono utilizzate per sigillare la parte finale del cordone ombelicale.

Uso dello miele sulle ferite come trattamento e prevenzione delle infezioni
[cml_media_alt id='6898']miele[/cml_media_alt]A differenza di sterco animale, il miele può essere utile nella cura delle ferite. Se si è preoccupati che la ferita si possa infettare o sia già infetta, una volta aver pulito accuratamente la ferita il miele può essere messo sopra la ferita per uccidere i batteri. Il miele è ovviamente molto dolce, ricco di zuccheri, glucosio e fruttosio. Poiché c’è molto più zucchero nel fluido al di fuori del batterio rispetto l’interno, l’acqua contenuta nei batteri migra dall’interno verso l’esterno, processo conosciuto come osmosi e questo uccide la cellula batterica per disidratazione (plasmolisi).  Il miele è innocuo per i tessuti umani, è solubile in acqua e facilmente risciacquato dalla ferita.

[cml_media_alt id='6899']magnesio[/cml_media_alt]Uso dell’acqua tiepida e sale per trattare le infezioni
Prima dell’utilizzo degli antibiotici, un metodo utilizzabile nel trattare le infezioni cutanee è quello di immergere l’area infetta in un contenitore con acqua tiepida e magnesio solfato. L’ acqua calda infatti dilata la rete vascolare incrementando il flusso del sangue nell’area. L’aggiunta del magnesio solfato nell’acqua crea una pressione osmotica che estrae i fluidi dalla ferita. Il sale funge da battericida ed è innocuo ai tessuti del corpo.

Il trattamento prevede l’immersione della ferita per almeno 30 minuti per 4 volte al giorno. Ispezionate la ferita 2 volte al giorno e vedrete un rapito miglioramento.
Informazioni in merito alla quantità di sale sono indicati normalmente sulla confezione.

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