Brasile, Onu denuncia uso sperimentale di Proxalutamide

L’utilizzo sperimentale a fini di ricerca del proxalutamide nel trattamento del Covid-19 che ha provocato la morte di 200 persone nello Stato brasiliano di Amazonas potrebbe essere uno dei “più gravi e seri episodi di infrazione etica” e di “violazione dei diritti umani” dei pazienti nella storia dell’America Latina

Proxalutamide: a sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura

“La denuncia include gravi violazioni degli standard etici della ricerca scientifica che hanno portato a delle violazioni dei diritti dei pazienti in diverse tappe dello studio, così come nel sistema di revisione etica”, ha evidenziato la Rete latino-americana e caraibica di bioetica dell’Unesco (Redbioética-Unesco).

Le conclusioni alle quali sono giunte gli studiosi fanno riferimento a una denuncia presentata il mese scorso dalla Comissao Nacional de Ética em Pesquisa (Conep) della procura generale della Repubblica.

L’ente è responsabile della regolamentazione della partecipazioni di esseri umani alle ricerche scientifiche in Brasile.

Il proxalutamide è un inibitore della produzione degli ormoni maschili, o androgeni, ed è in fase di sviluppo da parte della compagnia farmaceutica cinese Kintour

Le ricerche relative al suo utilizzo si stanno sviluppando nell’ambito dei trattamenti contro il tumore al seno e alla prostata.

Così come il farmaco antimalarico clorochina, anche in questo caso non c’era alcuna prova scientifica dell’efficacia di questo prodotto contro il Covid-19.

Nonostante questo, il presidente Jair Bolsonaro ne ha difeso l’utilizzo contro la malattia provocata dal nuovo coronavirus a metà di quest’anno, proprio come già aveva fatto con altri farmaci di quello che definiva “Covid-kit”, come appunto la clorochina e anche il vermicida ivermectina, pure senza prove della sua efficacia.

Lo studio sull’efficacia del proxalutamide è stato condotto dall’endocrinologo Flavio Cadegiani.

La Conep aveva puntato il dito sul rischio di morte che avrebbe caratterizzato lo studio, che è cominciato lo scorso febbraio.

In una nota il consulente legale di Cadegiani ha affermato che “l’Unesco è stato fuorviato da una serie di dichiarazioni prevenute, da informazioni false e distorte che provengono da Conep, risultato di materiale trapelato in modo illegale, che sono al momento oggetto di un’indagine dell’autorità competente e della giustizia federale”.

Nel comunicato si legge ancora: “È certo che le conclusioni dell’Unesco sono basate su false premesse”.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

Agenzia Dire

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