Festival del Volontariato. A Lucca previsioni di nuovi scenari del welfare

Tanti ospiti si sono avvicendati al Festival del Volontariato organizzato per la sua terza edizione nel centro di Lucca. Quattro giorni di eventi, appuntamenti culturali, relatori e ospiti d’eccezione. Circa un migliaio di volontari e 150 organizzazioni hanno partecipato all’evento.

Dal capo della Protezione Civile Franco Gabrielli ai Presidenti della maggiori organizzazioni nazionali di volontariato, giornalisti, docenti universitari, esperti di legislazione del terzo settore in Italia. Grande partecipazione e una grande attenzione alle questioni che oggi il volontariato mette in campo nella società.

La sintesi degli interventi è che il volontariato è solido, capace di fronteggiare le nuove sfide che le difficoltà del momento impongono.

Secondo il segretario generale dell’Eurispes Marco Ricceri, ospite del Festival, alla luce dei dati della ricerca del Centro Nazionale per il Volontariato e della Fondazione per il Volontariato e Partecipazione, il settore è chiamato a svolgere un ruolo di grande responsabilità e va visto come il perno di tenuta del welfare.

In un momento di grandi difficoltà economica, in cui la politica e la burocrazia paralizzano il paese e in cui le risorse diminuiscono ogni giorno, i cittadini, sfiduciati verso le istituzioni, non perdono l’energia e il coraggio di organizzarsi nella società civile.

In Europa 1 cittadino su 5, dunque 100milioni su 500milioni, è impegnato in attività di volontariato. Protagonista di iniziative che provano a tenere in piedi ciò che il pubblico non è sempre in grado di garantire.

Nasce cioè un’economia del terzo settore riconosciuta dall’Ocse come una delle chiavi di ripresa dalla crisi.

Il volontariato deve porsi l’obiettivo di riorganizzare i servizi alla luce di un nuovo rapporto fra pubblico e privato in cui il volontario ha un ruolo centrale. Obiettivo del riassetto è la conquista di un welfare low cost, a portata di tutti, che deve contare sul contributo delle associazioni volontarie.

Per farlo ci vogliono fondi. Secondo Ricceri la premessa per una svolta è che il terzo settore partecipi al sistema decisionale, accresca la propria influenza potenziando gli attuali punti deboli, ad esempio la consapevolezza del proprio lavoro.

Se, come è vero, il volontariato ha un ruolo nella società, deve prima di tutto conoscerlo, valorizzarlo e farne avvertire il peso, le funzioni e l’importanza anche all’opinione pubblica. Essere credibili all’esterno, forti del proprio valore significa poter chiedere fondi a chi può erogarli, uscendo dalla logica di un sostegno fatto da pochi singoli cittadini, per presentarsi con determinazione ai protagonisti dello sviluppo economico.

Le associazioni devono imparare a monitorare il loro lavoro, verificare i successi e forti dei risultati, chiedere contributi a chi può erogarli.

Un’operazione non semplice, che richiede un cambio di mentalità, un approccio “aziendale” al soccorso, ma che, nelle parole di Marco Ricceri, si delinea come unica via d’uscita di fronte alla mancanza di risorse.

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