Medici che odiano gli infermieri, petizione contro chi divide il mondo del 118

La storia dei medici che denigrano gli infermieri perché “inferiori” è vecchia, ma ormai poco sensata vista l’organizzazione del 118 italiano. Stavolta però c’è una petizione online.

 

A dire basta questa volta sono gli infermieri, con una petizione contro le dichiarazioni al vetriolo della dottoressa Balanzoni e del suo gruppo amici/colleghi che denigrano la professione infermieristica. E’ il momento di riflettere tutti sull’importanza di ogni ruolo nella catena del soccorso extra-ospedaliero?

Sta arrivando all’attenzione del Presidente FNOMCeO e del Presidente OMCeO di Venezia una vera e propria petizione del mondo infermieristico contro le dichiarazioni al vetriolo della dottoressa Barbara Balanzoni. La petizione (che si può firmare qui) è partita da uno dei professionisti sanitari più stimati dell’Emilia-Romagna, il dottor Andrea Andreucci, Infermiere della centrale 118 Romagna Soccorso e parte del comitato scientifico del Congresso Nazionale Emergenza Urgenza e Accettazione tenutosi a Riccione lo scorso aprile.

Andreucci lamenta – insieme a molti colleghi – un eccesso nella denigrazione fra personale che dovrebbe occuparsi in team della salute dei pazienti.

“Ormai da tempo la signora Barbara Balanzoni, Medico Anestesista, unitamente ad un gruppo di suoi amici/colleghi, denigra la professione infermieristica senza giustificato motivo. Utilizza come mezzo per diffondere tali affermazioni i social network. Un ossessivo accanimento, ingiustificato, nei confronti della figura professionale dell’infermiere che ribadiamo, è parte integrante del team sanitario, non fa altro che creare clima di tensione tra gli attori del sistema stesso. Le affermazioni della Balanzoni sono offensive, denigratorie ed atte a sminuire la professionalità di tutti gli infermieri”.

Per Andreucci i social non sono una semplice valvola di sfogo, ma uno strumento che permea la vita degli attori del 118, e soprattutto quella dei pazienti che possono farsi anche idee sbagliate sul modo in cui è organizzato il sistema di emergenza pre-ospedaliero. “Invitiamo gli organi competenti a prendere visione della pagina Facebook di Balanzoni Barbara per comprendere meglio quanto sopra riportato, analizzando nel dettaglio i commenti pubblicati da altri medici. Chiediamo, all’Ordine dei Medici di Venezia, alla FNOMCEO di censurare tale comportamento al fine di disinnescare una situazione che va ad instaurarsi di grave compromissione dei rapporti tra figure professionali”.

I post della Balanzoni sono spesso – sui social – spunto per litigi e discussioni con flame estremamente pesanti, che spesso arrivano alle offese. Eppure – analizzando il contesto di lavoro in cui ci si ritrova con il 118 – la collaborazione fra figure differenti è la base di un buon sistema di soccorso. Medici, infermeri, autisti soccorritori e volontari da sempre collaborano ognuno per le proprie competenze affinché il servizio finisca nel migliore dei modi. Una delle realtà da cui spesso si hanno lezioni di efficacia ed efficienza è il mondo dell’elisoccorso. Nelle stazioni HEMS da anni infermieri e medici collaborano, si confrontano e cercano le soluzioni migliori e più efficienti per salvare la vita dei pazienti critici. E molto spesso chi lavora in condizioni con forte stress sa benissimo che la comunicazione fra infermiere e medico può dare al team spunti fondamentali per raggiungere l’obiettivo finale: salvare una vita.

La presa di posizione degli infermeri quindi – a commento della vicenda – è più che lecita e anzi va sostenuta. Ognuno nel proprio ruolo e con le proprie competenze (a volte purtroppo non ben riconosciute) fornisce un prezioso lavoro per il SSN. A questo punto sarebbe bello riuscire a vedere anche un’apertura del mondo infermieristico verso il mondo del volontariato, del soccorritore laico. Quello del cittadino che cerca di aiutare la propria comunità sopperendo ad una mancanza di risorse con il proprio tempo, gratuitamente, è da tempo una figura vista male dal mondo professionistico. Il soccorritore volontario però rappresenta – come tutte le figure professionali – un tassello imprescindibile per garantire tempi di intervento adeguati su un territorio così complesso come quello italiano.

Quindi la nostra speranza è quella di vedere – nella petizione degli infermieri – anche l’inizio di un lavoro più profondo sul team building. Perché ogni paziente merita di avere soccorritori migliori e più coesi, qualsiasi titolo abbiano per entrare nella casa di una persona che sta male e ha bisogno di aiuto.

 

NOTA DEL REDATTORE (16-05-2019) – Sono arrivate tramite social media (sigh!) chiare accuse di aver pubblicato su pressioni esterne questo articolo, per chissà quale intento strategico o politico. Oltre alla mia attività volontaria da soccorritore, come giornalista mi occupo di cercare e riportare notizie affinché i lettori dei giornali per cui lavoro possano esercitare il diritto di critica nel migliore dei modi. Perché, alla fine, la cosa che conta è proprio questa: dare modo alle persone di pensare con la propria testa, senza indurle nella paura, nel dubbio o nella diffidenza. Come invece cerca di fare chi ha come unico obiettivo chiaro ricercare una fama effimera e una divisione lesiva dei diritti del paziente. Paziente che, oggi, viene soccorso nella maggioranza dei casi dai volontari senza supporto sanitario. Una situazione – questa – che non cambierà mai affidandosi alla cultura dell’odio, del disprezzo e della ghettizzazione. 

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