Alterazioni della frequenza cardiaca: la bradicardia

Nel campo medico si definisce bradicardia una frequenza cardiaca inferiore a 60 battiti al minuto. Il ritmo cardiaco è considerato regolare quando è compreso fra le 60 e le 100 pulsazioni al minuto

Per questo motivo convenzionalmente si parla di bradicardia quando la frequenza cardiaca è al di sotto di 60 pulsazioni o battiti al minuto (bpm)

Questo tipo di condizione può causare, nel soggetto affetto, vertigini o sensazioni soggettive di mancanza d’aria (dispnea).

Nelle persone che praticano attività sportiva e negli anziani la bradicardia si manifesta in maniera fisiologica e non rappresenta, generalmente, motivo di preoccupazione.

Tuttavia, quando il rallentamento della frequenza cardiaca non consente al cuore di pompare abbastanza sangue nell’organismo, viene considerata una condizione patologica.

Scopri in questo articolo tutto quello che c’è da sapere sulla bradicardia, quali sono i disturbi a cui è più frequentemente correlata, come viene effettuata la diagnosi e come curarla.

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Cos’è la bradicardia

Quando il battito cardiaco scende al di sotto dei livelli normali si parla di bradicardia.

In una persona adulta è considerato regolare un battito cardiaco compreso fra i 60 e i 100 battiti al minuto.

Una frequenza al di sotto di questi valori viene definita bradicardia.

Questa può essere classificata in:

  • Bradicardia lieve: quando la frequenza è compresa fra i 50 ed i 59 bpm;
  • Bradicardia moderata: quando la frequenza cardiaca è compresa fra i 40 ed i 49 bpm;
  • Bradicardia grave: quando il battito scende sotto i 40 pulsazioni al minuto.

Anche i neonati e i bambini molto piccoli, di età inferiore ad un anno, possono soffrire di episodi di bradicardia

In questi casi si parla di bradicardia fetale o neonatale e si manifesta quando la frequenza cardiaca è inferiore a 100 battiti al minuto dato che nei più piccoli la frequenza cardiaca è fisiologicamente più elevata e si aggira attorno ai 110-160 bpm.

Di norma questo tipo di aritmia non è pericolosa e in alcuni soggetti come gli anziani e coloro che praticano sport a livello agonistico può presentarsi in maniera fisiologica.

In particolare, le persone che praticano intensa attività fisica sviluppano il cosiddetto “cuore d’atleta”, una serie di modificazioni strutturali e funzionali a livello del sistema cardiovascolare.

Questi cambiamenti comprendono, oltre alla succitata bradicardia, il soffio sistolico e toni cardiaci aggiunti all’auscultazione.

Questo tipo di anomalie, tuttavia, non rappresentano motivo di preoccupazione e non richiedono alcun trattamento specifico.

La bradicardia può diventare una condizione patologica in alcuni soggetti.

A frequenze così basse, infatti, il cuore potrebbe non essere in grado di pompare sangue a sufficienza, causando una riduzione dell’ossigenazione a livello periferico, dando sintomi che talvolta possono rendere complicate anche le più banali attività quotidiane.

Sintomi e Cause

Quando il battito cardiaco è troppo lento e il cuore non riesce a fornire una corretta ossigenazione al cervello e agli altri organi, il soggetto può presentare i seguenti sintomi:

  • Dispnea;
  • Sensazione di vertigine;
  • Profondo senso di stanchezza;
  • Stati confusionali;
  • Sincope;
  • Disturbi del sonno;
  • Disturbi della memoria;
  • Dolore toracico;
  • Ipotensione.

È importante ricordare che diverse patologie possono causare questi sintomi e, per questo motivo, è consigliato rivolgersi immediatamente al medico di medicina generale per cercare di capire rapidamente quale sia la causa scatenante ed iniziare subito le cure più adatte al caso.

Esistono diverse condizioni che possono essere causa di una bradicardia patologica e, solitamente, si tratta di patologie che sono in grado di alterare la normale attività elettrica del tessuto di conduzione cardiaco.

Tra queste ricordiamo:

  • danni al miocardio (il tessuto muscolare del cuore) legati all’invecchiamento;
  • danni dovuti all’infarto del miocardio;
  • ipertensione arteriosa (pressione alta);
  • cardiopatie congenite (malformazioni cardiache già presenti alla nascita);
  • miocardite (un’infezione del tessuto cardiaco);
  • complicazioni a seguito di un intervento chirurgico al cuore;
  • ipotiroidismo (attività lenta della tiroide);
  • squilibrio degli elettroliti, necessari per la corretta generazione e propagazione degli impulsi elettrici;
  • apnea ostruttiva del sonno (ripetuta interruzione della respirazione durante le ore di sonno);
  • malattie infiammatorie (febbre reumatica, lupus, ecc);
  • emocromatosi (eccessivo accumulo di ferro negli organi);
  • farmaci.

Un’altra possibile causa, non legata direttamente all’attività elettrica del cuore, può essere l’abuso di alcune sostanze stupefacenti.

Per quanto riguarda la bradicardia neonatale invece la causa principale sembra legata all’ipossia, cioè una carenza d’ossigeno dovuta alle difficoltà respiratorie del neonato.

Diagnosi di bradicardia

Solamente un medico può stabilire se un paziente presenta bradicardia, verificarne le possibili cause e capire quanto è grave la problematica.

Allo scopo di confermare o escludere la diagnosi di bradicardia lo specialista può prescrivere uno o più esami diagnostici a seconda del caso in questione.

Ecco alcuni esami che potrebbero essere prescritti al paziente per eseguire una corretta diagnosi:

  • Elettrocardiogramma (ECG): un esame diagnostico che, con l’ausilio di uno specifico strumento, è in grado di registrare e riprodurre graficamente l’attività elettrica del cuore;
  • ECG sotto sforzo: monitoraggio della frequenza cardiaca durante l’attività fisica. Al paziente viene chiesto di camminare su un tapis roulant o pedalare su una cyclette per valutare le variazioni del battito cardiaco durante l’attività fisica;
  • ECG dinamico secondo Holter: una metodologia diagnostica in cui l’attività elettrica del cuore viene monitorata per un intervallo di tempo generalmente compreso fra le 24 e le 72 ore;
  • Tilt test: un esame strumentale provocativo che valuta la frequenza cardiaca e il comportamento della pressione sanguigna. Sotto attento monitoraggio, il paziente viene posizionato su un lettino posto inizialmente in orizzontale e successivamente ruotato in posizione verticale. Questo test è il gold standard per indagare la causa di svenimenti ripetuti;
  • Studio elettrofisiologico (SEF): un esame di tipo invasivo che valuta le proprietà elettriche del cuore e la sua suscettibilità alle aritmie di vario genere;
  • Monitoraggio del sonno: esame che può essere prescritto nel caso in cui il cardiologo ritenga che la bradicardia sia legata ad episodi di apnea (sospensione del respiro) che si manifestano durante il sonno.

È inoltre possibile che si renda necessario prescrivere al paziente specifici esami del sangue per valutare la presenza di eventuali patologie non legate direttamente all’attività cardiaca come l’ipotiroidismo, la presenza di eventuali infezioni o alterazioni elettrolitiche che possono essere potenzialmente responsabili della comparsa della bradicardia.

Talvolta, per la registrazione degli eventi sporadici, il medico potrebbe prescrivere al paziente l’utilizzo di particolari dispositivi di registrazione che possono controllare l’attività cardiaca anche per mesi.

I dispositivi prescritti solitamente per il monitoraggio sono il Loop recorder esterno oppure il Loop recorder impiantabile.

Quando il paziente avverte i disturbi tipici che vengono associati a episodi di bradicardia, deve fare preme il tasto di registrazione presente sull’apparecchio, che memorizzerà il segnale elettrocardiografico nel periodo precedente al comando e in quello successivo.

In questo modo il medico potrà studiare il ritmo cardiaco durante la comparsa dei disturbi.

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Trattamento

Una volta effettuata la diagnosi, la terapia che verrà stabilità dal medico assieme al proprio paziente sarà basata sulla valutazione del tipo di problema che porta all’alterazione dell’attività cardiaca, della gravità dei sintomi e dalla causa che vi è alla base.

Nei casi di bradicardia funzionale, ricordiamo, non si rende necessario alcun tipo di intervento dato che, generalmente, questo tipo di aritmia è asintomatica.

Quando però si tratta di bradicardia patologica diventa necessario impostare una corretta terapia.

Vediamo quali sono i possibili trattamenti, a seconda dei casi.

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Cura della malattia responsabile di bradicardia

Se a causare la bradicardia è una malattia non legata direttamente all’attività cardiaca come l’ipotiroidismo o l’apnea ostruttiva del sonno, generalmente basta intervenire sulla patologia per risolvere anche la bradicardia.

Sospensione o sostituzione dei farmaci che causano la bradicardia

Nel caso in cui siano alcuni farmaci assunti dal paziente a causare episodi di bradicardia, il cardiologo, dopo un’attenta analisi, potrebbe sostituirli per migliorare le condizioni del malato.

È anche possibile che lo specialista decida di diminuire le dosi dei farmaci in questione.

Nei casi in cui ciò non sia possibile al paziente potrebbe essere consigliato l’impianto di uno stimolatore cardiaco.

Impianto di uno stimolatore cardiaco (pacemaker) permanente

L’intervento chirurgico per impiantare uno stimolatore cardiaco potrebbe rendersi necessario nel caso in cui la condizione di bradicardia sia causata da gravi alterazioni nella trasmissione degli impulsi elettrici del cuore.

Una volta effettuato l’intervento, sarà compito del pacemaker generare gli impulsi elettrici necessari a regolare la frequenza cardiaca.

Alcuni di questi dispositivi sono anche in grado di registrare informazioni sull’attività cardiaca che saranno utili al cardiologo per controllare il corretto funzionamento del dispositivo.

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Trattamento farmacologico d’urgenza

Nei casi in cui il paziente presenti una grave bradicardia comparsa all’improvviso sarà necessario effettuare una cura farmacologica con catecolamine e farmaci simpaticomimetici da somministrare in urgenza all’interno di un ospedale o in un ambulatorio medico.

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Fonte dell’articolo

Pagine Bianche

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