Malattia di Lyme: attenzione al morso di zecca

La malattia di Lyme (o borreliosi, morbo di Lyme) rientra nell’elenco delle malattie rare e negli ultimi anni si assiste a un trend di crescita dei casi

L’infezione batterica da spirocheta (Borrelia burgdorferi) che causa la malattia può essere trasmessa all’uomo tramite il morso di una zecca, con sintomi difficili da intercettare e ricadute spesso molto invalidanti.

La malattia di Lyme

Concorrono due fattori affinché una persona contragga la malattia Lyme: la zecca (Ixodes ricinus) responsabile della puntura deve contenere al suo interno (intestino e ghiandole salivari) il batterio Borrelia e deve restare adesa alla cute umana a lungo (il rischio di infezione aumenta di molto se rimane attaccata per più di 12 ore o diversi giorni).

Tuttavia la Borrelia che entra nel sangue spesso non riesce a sopravvivere e causare l’infezione, in quanto deve adattarsi all’ambiente umano e proteggersi dal suo sistema immunitario.

Malattia di Lyme: diagnosi

Oltre al quadro clinico della malattia basato sui sintomi, la diagnosi per la malattia di Lyme viene effettuata mediante un’analisi del sangue (test ELISA, Chemilluminescenza, Western blot sono le analisi usate per la conferma sierologica).

Ma occorre qualche settimana di tempo prima sottoporsi all’esame – e dunque dalla puntura della zecca fino al verdetto diagnostico – perché la comparsa degli anticorpi antiborrelia non è così immediata.

Borreliosi: sintomi

Tra i primi sintomi della borreliosi solitamente insorge un eritema circolare cutaneo nel sito della puntura che può espandersi o migrare anche su altre parti del corpo: all’inizio è di piccole dimensioni e di colore rosso, ma può raggiungere dimensioni pari a 50 cm di diametro.

Meno comuni sono invece l’ingrossamento dei linfonodi, mal di gola, nausea e vomito.

Dopo qualche settimana più della metà dei pazienti può sviluppare artrite, così come alterazioni neurologiche o problemi cardiaci.

Se la malattia di Lyme viene diagnosticata in tempo, si può ricorrere a una terapia antibiotica mirata (doxiciclina, amoxicillina) altrimenti, se l’infezione è più grave, si ricorre alla somministrazione endovenosa o intramuscolo di ceftriaxone, la cui durata è in funzione del tipo di ulteriori sintomi, come complicanze neurologiche, cardiache o artrite. In una piccola percentuale di casi i sintomi possono persistere per qualche mese, anche oltre 6 mesi.

Prevenzione: attenti ai morsi di zecche

La zecca o Ixodida (Ixodes ricinus o la zecca dei boschi e la Rhipicephalus sanguineus o la zecca bruna del cane), è un acaro che si nutre del sangue dell’ospite vertebrato.

Le zecche hanno dimensioni piccole (massimo 6 mm.) e sono parassiti ematofagi il cui morso, sia dell’uomo sia di altri animali, può avvenire senza dare sintomi locali, al massimo un po’ di prurito; spesso, ci si accorge casualmente di averne una, annidata nella cute.

Il loro morso, spesso indolore, può essere un veicolo d’infezione, ma si tratta comunque di un’eventualità rara perché non è detto che la zecca sia infettata da un germe e nel caso lo fosse potrebbe anche non trasmetterlo all’uomo o trasmetterlo in quantità tali da non causare problemi.

Inoltre, nella maggior parte dei casi, l’infezione viene neutralizzata dal sistema immunitario.

Rimane, però, un’eventualità importante da non sottovalutare in caso di morso.

Per il momento l’unica strategia utile è un’azione protettiva contro il morso di zecca se si visitano zone ad alto rischio, come boschi o prati con erba alta.

Dopo aver frequentato un luogo dove potrebbero trovarsi le zecche è bene controllare attentamente l’intera superficie cutanea, l’abbigliamento ed eventuali animali domestici.

Bisogna sempre ispezionare le parti esposte, soprattutto la testa, il torace, le ascelle e l’inguine, dove è più facile che si annidino.

È importante rimuovere correttamente le zecche e non lasciare parti del rostro nella pelle: si utilizza una pinzetta estraendo la zecca con movimento rotatorio delicato.

Sono inutili i rimedi come la vasellina e l’alcool denaturato perché non addormentano e non uccidono la zecca; inoltre, se vengono rimosse solo parzialmente, le parti rimaste incluse nella cute portano alla formazione di noduli che possono erroneamente sembrare dei tumori.

È utile disinfettare la zona colpita e, in caso di sintomi sospetti, è necessaria una valutazione infettivologica per stabilire quale malattia è stata trasmessa, con la prescrizione di terapia antibiotica più idonea a curare le patologie innescate dal morso della zecca.

Zecche e malattie umane

Nel nostro Paese sono 3 le malattie umane trasmesse dalle zecche.

Oltra alla malattia di Lyme, anche la meningo-encefalite è trasmessa da Ixodes ricinus, la zecca dei boschi, che ama il clima umido e che è presente soprattutto nei boschi del Nord Italia.

L’altra malattia è la febbre bottonosa del Mediterraneo trasmessa da Ripicephalus sanguineus, la zecca del cane.

Questo parassita predilige i climi caldo asciutti ed è piuttosto comune al Centro-Sud, soprattutto in Sicilia.

I sintomi in genere sono poco specifici e comprendono febbre leggera, mal di testa, dolori muscolari e articolari e malessere generale.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

Niguarda

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