Vivi grazie alla RCP - la storia di Antonio, rianimato da un sistema di emergenza modello e da due braccia... meccaniche

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Antonio, terzo da sinistra, a REAS 2015 con i soccorritori che lo hanno salvato, Physio-Control e il responsabile della fiera di Montichiari

Sono tante – e per fortuna in aumento – le storie di persone salvate grazie alla semplice RCP con l’uso di defibrillatore e con il massaggio cardiaco.  Dopo la storia di Stefano e di suo padre (vivo grazie a una perfetta catena di rianimazione) vogliamo raccontarvi quella di Antonio, un uomo che abita in provincia di Pistoia e che può raccontare la sua vicenda con un sorriso. Antonio è uno dei primi pazienti in Italia che racconta la sua testimonianza dopo essere stato salvato dalla rianimazione cardiaca fatta anche con l’ausilio di un sistema per le compressioni cardiache meccaniche. Nel caso specifico si tratta di un LUCAS dellaPhysio Control.

Antonio, il 13 gennaio del 2014, stava guidando la sua auto. E’ stato un improvviso dolore al torace a costringerlo a fermarsi, e ad uscire dal mezzo, accasciandosi al suolo. Un attimo solo, un momento e poi i primi passanti si rendono conto che qualcosa non funziona, che Antonio sta male. La chiamata al 118 è immediata e sul posto arriva subito l’ambulanza della Misericordia locale con la squadra di turno, abilitata all’uso dei dispositivi salvavita (Dae e Lucas) BLSDL. Due soccorritori riconoscono la vittima: Antonio è un caro amico e mai si sarebbero immaginati di doverlo salvare. La catena della sopravvivenza parte subito con le compressioni manuali. Primo ciclo, secondo ciclo, terzo ciclo, i soccorritori si alternano per tenere in circolo il sangue di Antonio nel suo corpo, performano al meglio delle loro capacità la rianimazione manuale, fino a quando, dopo il quinto ciclo, non arriva l’automedica attrezzata con un LUCAS.

foto-riccardo-2Come tutti i dispositivi per le compressioni meccaniche, anche in questo caso l’installazione è rapida e semplificata. Le compressioni partono subito, adeguate ed ininterrotte. Soprattutto nel delicato momento della movimentazione e del trasporto in ambulanza fino all’ospedale, dove Antonio resterà 5 giorni, prima di risvegliarsi. Durante la fase del soccorso – duranto circa un’ora – Antonio ha subito dieci defibrillazioni. E l’importanza delle compressioni meccaniche si sono viste soprattutto durante il trasporto, Quando il soccorritore spesso non può (anche per ragioni di sicurezza) effettuare le compressioni.  “Il LUCAS è stato fondamentale – spiegano i soccorritori che hanno salvato Antonio – soprattutto nel caricamento e nel trasporto”.

Ci sono voluti 5 giorni perché Antonio si risvegliasse. E il suo grazie a chi sviluppa queste innovazioni tecnologiche è grandissimo:”Dopo una settimana dal risveglio camminavo, non ho costole rotte o lesione cutanee. Per due mesi ho provato dolore toracico soltanto quando avevo colpi di tosse o movimenti bruschi. Ma se è questo il prezzo da pagare per avere salva la vita, ben venga! Devo molto ai soccorritori che mi hanno salvato la vita, e alla loro capacità di usare questi strumenti innovativi”. Per questo motivo Antonio ha deciso di fare un grande passo, per sé e per gli altri. Si è iscritto a un corso per diventare soccorritore volontario, esercitandosi per poter eseguire – in caso di necessità – la rianimazione cardiopolmonare. Una lezione che può essere imparata da tutti, con grande semplicità, seguendo le linee guida IRC 2015.

Si ringrazia il signor Antonio e la società PHYSIO CONTROL per le fotografie e l’autorizzazione a raccontare questa storia

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