La SIS 118 si schiera dalla parte dei pazienti. E la Regione pensa di estendere i protocolli anche alle altre provincie

Lunga lettera a Quotidiano Sanità del nuovo presidente del SIS 118 Riccardo Sestili: “La normativa prevede personale infermieristico a bordo di mezzi avanzati anche in assenza di personale medico. L’infermiere può svolgere attività di primo soccorso con protocollo”

 AGGIORNAMENTO – A favore dei protocolli infermieristici e della professionalizzazione dell’infermiere d’area critica si schiera anche la politica regionale. Non ci sono comunicati ufficiali, ma da Bologna l’assessorato regionale alla sanità e alla salute è pronta una delibera per estendere alle centrali 118 Emilia Ovest e Romagna gli stessi protocolli usati da Bologna. Una conquista e una responsabilizzazione che poterebbe l’Emilia Romagna un passo avanti rispetto alle altre zone d’Italia. L’Ordine dei medici di Bologna però potrebbe non fermarsi e continuare ad attaccare chi ha stilato i protocolli. In ogni provincia quindi non sarà più soltanto il soccorritore volontario a muoversi in ambulanza, ma anche l’infermiere d’area critica, in base a gravità e situazione. Fonte: Repubblica Bologna

 

 

Dopo gli interventi delle società scientifiche più importanti (IRC, ANIARTI, SIMEU e AMIETIP), della politica e dopo l’ennesima sospensione da parte dell’ordine dei medici di Bologna, a intervenire sulla questione dei protocolli infermieristici è direttamente il SIS118, la società scientifiche più importanti in Italia per quanto riguarda il 118, dato che ne è la capofila e coordinatrice principale. Il nuovo presidente Riccardo Sestili, direttore della Centrale Operativa 118 di Ancona, è intervenuto su Quotidiano Sanità con una lettera molto importante e precisa, che spiega come mai l’infermiere debba essere riconosciuto ovunque come professionista in grado di operare tramite protocolli precisi anche in assenza di un medico.

“La sospensione di alcuni colleghi medici per aver predisposto protocolli infermieristi per personale del Sistema di Emergenza Territoriale 118 (SET118) chiama in causa l’intero Sistema dell’emergenza e impone una serie di riflessioni, cui non può essere estranea la Società scientifica Italiana del Sistema 118 (SIS 118).

Il campo proprio di attività e di responsabilità della Professione infermieristica, in maniera non dissimile da quella medica, è oggi determinato dai contenuti dei dispostivi normativi nazionali ed europei emanati (dal D.Lgs. 502/92 alla recente Direttiva 2013/55/UE del Parlamento Europeo, attraverso il DPR 27 marzo 1992). Nel campo dell’emergenza urgenza, quella che era una “professione sanitaria ausiliaria” ha assunto il rango di “professione sanitaria” tout court con specifico corso di laurea, abolizione del mansionario, riconoscimento della natura preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa dell’assistenza infermieristica e della piena autonomia dell’infermiere nello svolgimento di tali forme di assistenza.

L’impianto normativo nazionale prevede anche la presenza di personale infermieristico a bordo delle ambulanze di soccorso di base ed avanzato, anche in assenza di personale medico. Il personale infermieristico può quindi svolgere attività di primo soccorso atte a salvaguardare le funzioni vitali nell’ambito dell’emergenza urgenza territoriale secondo quanto previsto dai protocolli emanati per esclusiva competenza dal Medico responsabile del SET118. Resta naturalmente, da parte dello stesso Medico la necessità di considerare nello specifico il contenuto dei protocolli nel rispetto ed in accordo alle attribuzioni ed alle competenze del personale medico e delle altre componenti degli equipaggi del SET18.

Secondo questa Società i protocolli infermieristici vanno sviluppati in situazioni di emergenza urgenza, in presenza di funzioni vitali a rischio e secondo le proprietà di:

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