Elezioni politiche, chi rappresenterà i soccorritori?

In questo momento sono scarsi i rappresentanti dei soccorritori, degli infermieri o dei medici di 118 che hanno conquistato una ricandidatura. Ecco i nomi: aggiornateci tramite il contact form!

ROMA – Molte delle persone che si sono occupate di tematiche sanitarie nella scorsa legislatura non hanno guadagnato una candidatura per ottenere un seggio nel prossimo Parlamento. Annalisa Silvesto, già presidente di IPASVI, Federico Gelli, già responsabile del dipartimento sanità del Pd e l’ex presidente dell’ordine dei medici Amedeo Bianco sono stati esclusi dalle liste. Anche la senatrice più attiva sul tema dei vaccini, PAtrizia Manassero, è stata esclusa dalle liste.

Nessun “paracadute” poi per il presidente della XII Commissione senato Emilia Grazia de Biasi, candidata al collegio Uninominale Milano 5, e neppure alla sua collega di commissione Giuseppina maturani, che è nel collegio uninominale del Senato Lazio 3.

Ma la rappresentanza degli storici difensori della sanità pubblica è stata quasi rasa al suolo, nonostante il partito di governo abbia approvato riforme molto sentite dal settore, come la legge sulla responsabilità professionale e la creazione dell’ordine degli infermieri.

Fra i candidati che appartengono al mondo del soccorso ci sono Mauro Nuzzo – operatore del 118 – candidato dal Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale di Parma (dove sfida, fra gli altri, Lucia Annibali). Stefania Zingale – studentessa di infermieristica – candidata di Potere al Popolo nella circoscrizione sicilia II. Andrea Cecconi – infermiere – candidato sempre del M5S nelle marche.
Ecco un comunicato sulla questione della ANAAO/ASSOMED, dal titolo ben chiaro: “la sanità espulsa dalle liste”

Le liste dei candidati al parlamento per il PD, che è stato il perno degli ultimi tre governi, escludono la maggior parte di coloro che si sono occupati di sanità nella legislatura appena conclusa ed in quelle precedenti, commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise.

Fuori la capogruppo nella Commissione sanità della Camera e a rischio la Presidente di quella del Senato, fuori parlamentari storici difensori della sanità pubblica, fuori gli autori di una delle poche leggi di iniziativa parlamentare, in una legislatura a ruoli invertiti in cui il governo scriveva leggi che il Parlamento approvava con il voto di fiducia, attesa da 15 anni in un settore come la sicurezza delle cure e la responsabilità dei professionisti.

Di fatto, come è stato fatto rilevare, sono state escluse persone serie e competenti, senza alcun riguardo per la quantità e la qualità dell’impegno profuso e per i suoi risultati, per aprire ad un “ricambio fisiologico” costituito da figli di, nipoti di, amici di, in qualche caso corredati di avvisi di garanzia, rinvii a giudizio, condanne. In un clima di veleni, lacrime, delusioni ed illusioni, i candidati eccellenti sono stati collocati nei collegi uninominali, senza resistere al fascino indiscreto del paracadute, meglio se più di uno. Più di ogni analisi sociologica, questo quadro spiega astensionismo, disaffezione e la crescente separazione tra governanti e governati, che si prendono la rivincita nelle urne.
La decisione, poi, del Partito Democratico di lasciare fuori il proprio responsabile del Dipartimento Sanità, che da mesi sta coordinando i lavori per la stesura del programma per le elezioni, è stupefacente. Delle due l’una: o non interessa la materia, ed allora il programma è solo uno specchietto per le allodole, o non si ha fiducia in chi è stato chiamato a prepararla, ed allora non si vede perché affidargli l’incarico solo pochi mesi fa.
Se qualcuno aveva dei dubbi è servito: la sanità pubblica, e quindi la salute degli italiani, non è stata nell’agenda del governo in carica perché non era nell’agenda del partito di maggioranza. Che, forse, nemmeno si è accorto che il suo Governo ha preferito scommettere contro se stesso investendo i soldi dei libretti postali nella sanità privata e dare spazio a secondi e terzi pilastri, piuttosto che finanziare il SSN. Il PD ha perso la salute. E la prognosi rimane riservata.
La nuova legislatura non promette alla Sanità niente di meglio di quella che si è chiusa. I professionisti dovranno costituire senza sponde, da soli, in un rinnovato rapporto con i cittadini, l’ultimo baluardo di fronte all’assalto portato al sistema sanitario a 40 anni dalla nascita. I politici hanno la memoria corta e pensano che lo stesso accada ai cittadini, ma probabilmente si illudono.
#primadivotarepensaallasalute

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