Arriva al Pronto Soccorso del Policlinico di Milano con rottura dell'aorta e trauma all'addome: salvato

Rottura dell’aorta e trauma all’addome, un case report che “fa scuola” che finisce su Annals of Vascular Surgery. Un grave incidente in moto lo ha fatto giungere in ambulanza al Pronto Soccorso del Policlinico di Milano in gravissime condizioni, con un doppio pericolo di vita simultaneo

Gli specialisti che lo hanno accolto si sono trovati di fronte ad un caso eccezionale, mai codificato nella letteratura scientifica: da un lato una grave rottura dell’aorta, uno dei vasi sanguigni più importanti del corpo umano, dall’altro un trauma all’addome così esteso da richiedere un trapianto di fegato.

Eppure questa è una storia a lieto fine: gli specialisti del Policlinico di Milano hanno appena pubblicato la loro esperienza sulla rivista Annals of Vascular Surgery, anche per “fare scuola” e per sottolineare l’importanza del lavoro di squadra nel trovare una soluzione che sembrava estremamente difficile.

Il paziente, già dimesso, oggi sta seguendo la riabilitazione ed è tornato ad una vita praticamente normale.

Rottura dell’aorta e trapianto di fegato da trauma dell’addome, il case report pubblicato

Tutto inizia un anno e mezzo fa, quando un giovane di circa 30 anni è coinvolto in un grave incidente stradale. Portato immediatamente al Pronto Soccorso del Policlinico di Milano, le sue condizioni appaiono subito molto gravi: i traumi al torace, e in particolare all’aorta, mettono la sua vita in pericolo immediato.

Già ai primi accertamenti, però, ai medici è chiaro che le complicazioni non sono finite: il giovane ha gravi contusioni al fegato e continue emorragie addominali, oltre che lesioni agli arti inferiori.

Gli esperti della Chirurgia Vascolare diretti da Santi Trimarchi cominciano subito a riparare l’aorta, ma il quadro emodinamico (ovvero, semplificando, il comportamento del sangue in movimento nei vasi sanguigni) è altamente instabile.

In breve tempo i danni all’addome manifestano tutti i loro effetti: il fegato è praticamente distrutto, ed è urgente un trapianto.

Operazione davvero complicata, visto che deve essere effettuata in un paziente così delicato e complesso.

L’intervista a chi ha curato una rottura dell’aorta e un trauma all’addome simultanei

Messo immediatamente in lista per un organo nuovo, l’intervento viene effettuato poche ore dopo dalla squadra di Giorgio Rossi, direttore Chirurgia Generale e Trapianti di fegato.

“In quei giorni – ricorda Maurizio Domanin, chirurgo vascolare del Policlinico di Milano che ha eseguito l’intervento all’aorta e primo autore della pubblicazione scientifica – lo sforzo combinato del Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, della Chirurgia Vascolare, della Chirurgia d’Urgenza, della Chirurgia Generale e Trapianti di fegato e dell’Anestesia e Terapia Intensiva Adulti ha consentito di inquadrare il paziente in modo completo e di ‘creare da zero’ il modo con cui sarebbe stato necessario procedere.

Questo ci ha permesso di riparare in emergenza prima la lesione aortica e, successivamente, di procedere al trapianto di fegato, salvando così la vita del paziente.

Si tratta di un caso straordinario ed unico al mondo, che ha sottolineato il ruolo chiave della collaborazione tra i diversi specialisti e la necessità di disporre delle più alte competenze per essere in grado di raggiungere un risultato del genere, davvero raro in casi così gravi”.

Il giovane, dopo una degenza di quasi sei mesi è stato dimesso dall’Ospedale per essere indirizzato a un centro di riabilitazione.

Oggi, a 16 mesi dal suo incidente, “è in condizioni davvero ottime – concludono gli specialisti del Policlinico – è tornato a camminare normalmente e non ha avuto alcun problema di rigetto con il trapianto.

Nonostante il doppio pericolo di vita, è tornato ad una vita il più possibile normale”.

Per approfondire:

COVID-19, in Sicilia il primo trapianto di fegato tra soggetti positivi

Controllo dell’emorragia in emergenza: in cosa consiste?

Aneurisma dell’aorta addominale: riconoscerlo significa salvare una vita

Fonte dell’articolo:

Sito Policlinico di Milano

Potrebbe piacerti anche