Evoluzione di una professione, l'Autista Soccorritore: “su un’ambulanza o automedica ci sono professionalità diverse e tutte egualmente importanti”

Autista Soccorritore, la categoria professionale essenziale che…non esiste. Non come riconoscimento giuridico, non sul piano assicurativo. Pur essendo componente essenziale dell’ambulanza e spesso un fattore di discrimine tra vita e morte del paziente.

L’ufficio stampa di Coes Italia ci manda questa riflessione che tratta dell’evoluzione della professione..che non c’è. Pur esistendo dalla nascita stessa del soccorso.

Autista soccorritore, gli invisibili visibilissimi

Non siamo stati poi così invisibili in questo periodo, il nostro nome è risuonato perfino al Quirinale, davanti al Presidente della Repubblica.

Ma manca ancora quell’ultimo passo, quello più lungo e più difficile da fare.

Siamo partiti da più di 25 anni con questa lotta, ma gli Autisti hanno iniziato la loro attività ancora prima che nascessero le ambulanze, magari guidando una carrozza o tirando un carretto con le ruote, dove il paziente non si toccava neppure.

E questo ci dice quanto si sia evoluta la nostra figura nei decenni, fino a un 2020 tra tute in tyvek e sirene.

I racconti dei colleghi sul lavoro risalenti a 30 anni fa riportati a noi “giovani” del servizio sembrano preistoria, non riusciamo neppure ad immaginarlo un mondo del soccorso così.

E noi saremo probabilmente considerati dei dinosauri tra 30 anni, alla guida di mezzi elettrici a guida assistita e altamente tecnologici.

Chissà come saranno gli scenari tra decenni, dove gli incidenti stradali forse saranno solo un ricordo e dovremo spiegare ai nostri figli che quando noi eravamo giovani le automobili spesso si scontravano tra di loro provocando morti e feriti.

I colleghi storici raccontano di come allora si passasse da un servizio da fattorino al guidare un’ambulanza con una termoculla a bordo senza magari averne mai caricata una.

Degli stessi autori, sull’argomento, tre articoli: Sicurezza bambini in ambulanza: il trasporto pediatrico parte 1

Ma il tempo è passato, dal 92 è nato il sistema nazionale e non c’è più stato freno all’evoluzione tecnica e sanitaria a 360 gradi.

La formazione fatica a stare al passo, e ci sono continui aggiornamenti per nuovi device/protocolli operativi/normative.

Per la Pubblica Amministrazione l’autista soccorritore è “operatore tecnico autista di ambulanza”

Il contratto pubblico parla ancora chiaro dopo tutto questo tempo, si viene assunti come “operatori tecnici autisti di ambulanza”, dove alcuni di noi sono passati alla guida di automediche e le ambulanze non le guidano più.

Siamo passati dalla mera guida di un mezzo all’aggiunta di tutto il primo soccorso e al collaborare con l’equipe sanitaria, conoscendo pertanto i protocolli operativi comprensivi di procedure per l’assistenza ai colleghi infermieri/medici in ogni situazione (“ora le mani sui pazienti le dobbiamo mettere pure noi”).

Siamo transitati nell’era della tecnologia telefonica fino a un’evoluzione tale da che permette di poter trasmettere ogni tipo di dato da qualunque punto del mondo, dal monitoraggio del paziente a tutti i dati di bordo del mezzo, diventati fondamentali da un punto di vista legale.

Nel complesso dei cambiamenti positivi legati al processo di evoluzione tecnologica vi è stato inevitabilmente anche l’aumento delle responsabilità legali, come la corresponsabilità nelle manovre sanitarie, sulla sicurezza della scena e nella gestione dell’intervento, così come nella guida.

Sulle difficoltà crescenti nella conduzione di veicoli in emergenza potremmo scriverci dei libri interi.

La distrazione data dall’uso dei cellulari, il crescente abituarsi alle sirene da parte degli utenti della strada e l’aumento del traffico (compreso di mezzi pesanti) crea problematiche continue agli Autisti-Soccorritori, che continuano a lavorare senza la copertura di una patente di servizio che oggi è prevista perfino per guidare un trattore, e/o della possibilità di un’assicurazione che tuteli il rischio professionale.

Autista soccorritore, un ruolo poco R…assicurante

Avete mai provato ad andare a fare un’assicurazione che copra il rischio derivante dal vostro lavoro (se non quelle legate alla colpa grave sanitaria)?

Provate…L’assicuratore quando cercherà la vostra professione nel lungo elenco arriverà fino alla fine senza averlo trovato. Vi potete accontentare della scritta autista, ma non è la stessa cosa, e io sono stufo di accontentarmi.

Noi non guidiamo….e basta…!

Per ovviare a questo problema CoES Italia ha dovuto attivare con Allianz-RAS un’assicurazione specifica (che non esisteva prima) e riservata ai propri iscritti professionisti.

Siamo la spalla dei sanitari, nella buona riuscita dell’intervento c’è anche la nostra parte, ci sono i trucchi imparati negli anni di servizio, le nostre invenzioni e le nostre attenzioni.

C’è la nostra guida fluida così come la conoscenza di tutte le pratiche sanitarie effettuate, magari non direttamente da noi, ma da parte dell’equipe sanitaria con la nostra collaborazione.

Su un’ambulanza o automedica ci sono professionalità diverse e tutte egualmente importanti.

Senza il collega non si è nessuno, si è come un buon piatto sulla tavola ma senza la possibilità di poterci arrivare.

Tant’è che molti Autisti-Soccorritori rientrano nei piani formativi aziendali da istruttore per le parti tecniche di competenza e nei vari ambiti di interesse.

Nei gruppi numerosi vi sono coordinatori Autisti-Soccorritori che si occupano di cose ben specifiche e diverse dalla sola “guida” di un mezzo di soccorso

Pratica resa ancora più rischiosa dai cambiamenti legali, legati alla strada.

Ad esempio se per un qualsiasi incidente anche fuori servizio causo danni a un’altra persona con una prognosi superiore ai 40 giorni scatta la denuncia per lesioni d’ufficio con la sospensione della patente.

Inoltre, dobbiamo far fronte al crescente fenomeno della violenza sugli operatori, gli scenari di un crimine, il rischio biologico e i rischi in generale legati al particolare momento storico.

Questa è l’evoluzione della professione, dei rischi crescenti legati alla strada e alle tante sfaccettature di un mestiere multidisciplinare, sconosciuto, sottovalutato e confuso regolarmente col quello reso dall’apporto del volontariato.

In ogni paese del mondo esistono professionalità ben definite a bordo dei mezzi di soccorso, ed è giusto che questo avvenga anche nel nostro meraviglioso paese pieno di contraddizioni.

I tempi sono maturi, le lotte sono di lunga data ma le nostri armi non sono arrugginite, il Covid 19 avanza letale e ci richiama alle armi.

Noi siamo pronti, soprattutto per vedere finalmente nascere la nostra professione e per dare percorsi chiari ai giovani che intendono seguire questa meravigliosa strada.

 Co.E.S. Italia

Per approfondire:

Vita da Soccorritore, riflessioni sull’approccio al bambino traumatizzato e all’immobilizzazione pediatrica

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