Formazione del volontario di Protezione Civile, intervista con Roberto Giarola

Questo è proprio un punto davvero importante nella nostra giornata perché sia il tema del rispetto della normativa ma soprattutto il concetto espresso dal testo Unico della Sicurezza sul Lavoro è un supporto fondamentale per aiutarci come sistema nazionale a non avere volontari che si infortunano. Perché come tutti i volontari sanno perfettamente la prima regola che viene definita durante i corsi è “bisogna operare in sicurazza” ma la seconda è “bisogna evitare di infortunarsi per evitare di aggravare il peso sui soccorritori successivi”. Ecco proprio questo tema per noi è centrale e mi sembra di capire che la Protezione Civile ci si sia concentrata sopra in maniera molto molto approfondita.

496079_civilprotect_2011_1Guardi senz’altro nel senso che la nostra attività è stata innanzitutto quella di costruire la regolazione specifica del settore. Come le dicevo la tutela della salute e della sicurezza dei volontari di Protezione Civile ha una disciplina speciale, questa disciplina è stata coordinata da noi ed è contenuta in un decreto ministeriale ed in alcuni atti successivi nostro Capo Dipartimento ed è una disciplina che non abbiamo costruito in maniera autonoma; ma cha abbiamo costruito proprio lavorando insieme con i volontari e i responsabili delle Protezioni Civili dei territori. Questa disciplina si basa sostanzialmente su un concetto molto concreto e cioè superare, se mi posso permetter, un po’ una criticità dell’impianto del D.L. 81 che talvolta viene purtroppo in qualche misura un po’ svilito da una lettura un po’ formalista. E cioè nel mondo delle aziende si tende a focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti un po’ formali risolti i quali si ritiene di aver risolto il problema; al contrario bisogna invece impegnarsi per costruire insieme ai volontari una normativa che fosse anche adatta al volontario di protezione civile.

Il volontario di protezione civile ha un forte spirito pratico, mal tollera l’adempimento fine a se stesso ma invece è molto pronto e attento quando le cose che gli vengono chieste hanno una chiara e diretta utilità pratica. Ecco perché la Disciplina sulla Sicurezza che noi abbiamo costruito è una disciplina molto concreta e che si basa sostanzialmente sull’uso dei dispositivi di protezione individuale che dev’essere coerente con le specifiche di quei dispositivi e con la formazione.

Formazione che si sviluppa su vari aspetti, non ultimo un aspetto che talvolta viene trascurato cioè l’informazione; l’informazione sugli scenari di rischio di protezione civile in cui si opera. Perché noi non chiediamo ai volontari di protezione civile di diventare dei sismologi o degli esperti di frane ma avere una chiara visione di come alcuni passaggi ed elementi fondamentali della manifestazione di quei tipi di rischi si realizzano, è una condizione fondamentale per poter operare in maniera efficace evitando di mettersi in situazione di pericolo.

Dott. Giarola c’è poi l’ultimo tassello di tutto questo mondo che è quello del cittadino comune. Come la Protezione Civile fa anche comunicazione e formazione verso questo cittadino che può diventare un po’ più, come si dice in termini tecnici, resiliente?

Allora questa è veramente la sfida che abbiamo davanti  perché l’Italia è un paese che sul piano dei rischi naturali non si fa mancare nulla lo sappiamo; e questa non è una condizione comune a tanti altri paesi. Pensiamo che alcuni nostri partner europei vivono un confronto con il rischio limitato ad alcuni settori, noi invece simo presenti su tutti i tavoli; ecco come dire in questo non ci facciamo mancare niente nel paese.

Ecco quindi la vera sfida non è solo di migliorare l’efficienza dell’apparato di assistenza e di soccorso, non è solo quella di migliorare gli strumenti di pianificazione delle emergenze e di prevenzione ma quella di migliorare la cultura di protezione civile dei nostri cittadini rendendoli protagonisti in primo luogo della loro sicurezza.

Come fare? Perché andiamo a toccare alcuni aspetti molto delicati, anche molto legati, se mi posso permettere, alla nostra natura, cioè un certo atteggiamento scaramantico di rimozione di alcuni fattori è un po’ una caratteristica che ahimè purtroppo ci contraddistingue.

Su questo noi abbiamo varie attività in corso, alcune nelle scuole per esempio perché è il passaggio chiave. I ragazzi nei primi anni sono più ricettivi ad affrontare certi temi senza sovrastrutture mentali rispetto agli adulti; ma anche con delle campagne rivolte a tutti i cittadini. La più importante è la campagna chiamata “Io non rischio”, c’è anche un sito internet dedicato: www.iononrischio.it . Questa è una campagna che è giunta alla sua settima edizione quest’anno, il 2017 sarà la sua settima edizione, si focalizza su un evento annuale che avrà luogo ad ottobre dove i volontari di Protezione Civile vanno sul territorio, nelle piazze a parlare con i cittadini, non dei grandi temi dei rischi, ma sul fatto che ciascun cittadino deve avere un minimo livello di consapevolezza rispetto ai rischi del suo territorio, e a quelle buone pratiche che lui direttamente può mettere in pratica, può attuare, senza bisogno di essere per forza uno scienziato o che arrivi qualcuno a dirglielo.  Sono misure anche molto semplici, proprio per migliorare quel livello di resilienza complessivo, che giocano sia sul piano di azioni pratiche che su quello della consapevolezza del rischio. Una campagna molto importante sulla quale il volontariato di Protezione Civile è il protagonista perché la fanno i volontari. Abbiamo scelto non a caso di andare a parlare di rischi a cittadini non mandando degli scienziati, degli esperti; ma mandando volontari, cioè cittadini come gl’altri.

La campagna avviene sul territorio perché il volontario incontra quello che è il suo concittadino, magari il suo vicino di casa che vede tutti i giorni. Anche per fare capire che occuparsi dei rischi in una modalità consapevole, mettere in pratica buone misure, non è una roba da eroi, lei prima ha citato il termine “eroico”, non è una cosa da eroi; è una cosa da cittadini qualunque, da cittadini normali, consapevoli; e questo è secondo noi il passaggio chiave. Perché se non facciamo un’attività di crescita di questa consapevolezza diffusa, temiamo che la fatica che fa il sistema di Protezione Civile fa in occasioni d’emergenza sarà sempre molto forte.

Ecco Dott. Giarola, per chiudere questa bellissima intervista, e già la ringrazio perché ci sono degli spunti davvero interessanti per tutti i volontari, vorrei parlare però chiudere di quello che è iniziato 7 mesi fa, insomma il 26 agosto con le prime scosse di terremoto e vorrei capire un po’ quali sono le esperienze, gli spunti che sono maturati da questa emergenza terremoto e se ci sono già in atto dei breefing dal punto di vista formativo.

Dei breefing è presto perché noi siamo ancora in emergenza, noi simo ancora in piena attività. Lei sa che le scosse ci sono; questo terremoto ha molte particolarità, non ultima il fatto che noi abbiamo avuto una sequela di eventi di fortissima intensità che si è prolungata molto nel tempo e questa è una particolarità di questo evento. Lei ha ricordato prima gli eventi di ottobre che sono stati tra i più forti, quella del 30 ottobre in particolare tra i più forti degli ultimi 30 anni in Italia, e poi ancora a gennaio una serie di eventi di magnitudo superiore a 5, una situazione veramente complessa.

Quindi noi oggi ancora siamo in fase operativa. Voi sapete che è in corso la costruzione e la realizzazione delle aree in cui verranno realizzate le strutture abitative d’emergenza, insomma i lavori sono in corso.

L’importanza di questo, la particolarità più che l’importanza, di questo evento è la tipologia di comunità sulle quali l’evento ha impattato. Cioè piccole realtà e piccoli comuni con una popolazione molto ridotta, il che significa che anche le strutture di Protezione Civile di quei territori erano, e anche amministrative, non solo di Protezione Civile, molto ridotte. Per esempio una novità in questo caso è stata che il volontariato di Protezione Civile è stato attivamente impegnato in un’attività di gemellaggi con le amministrazioni comunali. Perché nel momento immediatamente successivo all’emergenza ci si è resi conto che le comunità avevano bisogno di essere supportate anche nella semplice gestione delle attività comuni che l’emergenza aveva reso impraticabili.

Questa è la novità di quest’anno sulla quale faremo sicuramente una riflessione, perché ha messo il volontario di Protezione Civile in una condizione particolare che non è solamente quella di svolgere mansioni di tipo tecnico, ma è quella di svolgere un’attività reale di supporto anche per esempio tra il cittadino e la sua amministrazione. Questi sono campi nuovi, e anche su questi campi nuovi il tema formativo è essenziale perché parlare co le persone in un contesto emergenziale non è una cosa semplice, non si ci improvvisa, non bastano i buoni sentimenti, che sono un presupposto; ci vuole anche una capacità e una professionalità.

 

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