Malattia di Parkinson: sintomi, cause e cure

La malattia di Parkinson – che molti chiamano e conoscono come morbo di Parkinson – è legata a una progressiva degenerazione di alcune strutture del sistema nervoso, degenerazione che influisce sul controllo di una serie di funzioni, incluso il movimento

Spesso esordisce con un tremore appena percettibile in una mano.

Oltre ai tremori, sono comuni anche la rigidità muscolare e il rallentamento del movimento.

Nelle prime fasi della malattia, il viso potrebbe perdere di espressività, le braccia potrebbero non oscillare quando si cammina, la calligrafia cambia e i caratteri si rimpiccioliscono.

Con il progredire della patologia, anche i sintomi peggiorano.

Sebbene la malattia di Parkinson non possa essere curata in maniera definitiva, i farmaci possono migliorarne significativamente i sintomi.

Occasionalmente, il medico può suggerire un intervento chirurgico per regolare alcune regioni del cervello e mitigare i disturbi avvertiti.

Malattia di Parkinson: basi patologiche

Il Parkinson è una malattia neurologica abbastanza diffusa, caratterizzata da una lenta e progressiva perdita dei neuroni del cervello, le cellule nervose.

In particolare, in caso di malattia, si assiste alla degenerazione delle cellule che compongono la sostanza nera: una parte del cervello che contiene un pigmento scuro, chiamato neuromelanina, che ha il compito di produrre la dopamina, un neurotrasmettitore che partecipa al funzionamento delle strutture nervose essenziali per il controllo del movimento. Ecco perché il Parkinson causa difficoltà di movimento.

Nella maggior parte dei casi, l’esordio dei sintomi avviene intorno ai 50-60 anni, ma in una piccola percentuale di pazienti può avvenire anche prima, addirittura prima dei 40 anni.

Malattia di Parkinson, sintomi

I segni e i sintomi della malattia di Parkinson (conosciuta anche come morbo di Parkinson) non sono sempre uguali, ma variano da persona a persona.

Spesso le prime avvisaglie sono lievi e passano inosservate.

Inizialmente interessano un solo lato del corpo e anche dopo che hanno cominciato a coinvolgere l’altro lato, tendono a peggiorare di più sul primo lato colpito.

I segni e i sintomi del Parkinson possono includere

  • tremore, che di solito inizia in un arto, spesso nella mano o nelle dita. Il paziente potrebbe avere la tendenza a strofinare il pollice e l’indice avanti e indietro e la sua mano tende a tremare maggiormente quando è a riposo;
  • movimento rallentato (bradicinesia): nel tempo, la malattia può rallentare i movimenti, rendendo anche i compiti più semplici difficili e dispendiosi in termini di tempo. Il paziente fa passi più brevi quando cammina; ha difficoltà ad alzarsi da una sedia; trascina i piedi mentre cerca di camminare;
  • rigidità muscolare, che può verificarsi in qualsiasi parte del corpo. I muscoli rigidi possono essere anche dolenti e limitare il raggio di movimento;
  • postura ed equilibrio alterati: il paziente assume una postura curva e/o ha problemi di equilibrio;
  • perdita dei movimenti automatici: la persona può presentare una ridotta capacità nell’eseguire movimenti inconsci e involontari, come sbattere le palpebre, sorridere o oscillare le braccia quando cammina;
  • cambiamenti nel linguaggio: il paziente parla più lentamente o può alternare fasi di rallentamento con improvvise velocizzazioni, è poco sciolto durante i discorsi, esita prima di parlare. Inoltre, può avere un tono più monotono, la voce diventa più flebile, rauca, esitante;
  • problemi nella scrittura: la malattia rende difficile scrivere e la scrittura del paziente può rimpicciolirsi.

Gli altri segni

Ci sono altri sintomi che possono comparire a distanza di alcuni anni dall’esordio della malattia (che tanti chiamano morbo di Parkinson) o, spesso, precederne la comparsa.

Ecco i più comuni:

  • alterazioni della motilità intestinale, con comparsa di stipsi;
  • depressione;
  • ridotta sensibilità olfattiva;
  • sbalzi di pressione;
  • dolori di vario tipo (crampi, sensazione di intorpidimento, bruciore) soprattutto alle gambe;
  • disturbi durante il sonno (agitazione con emissione di urla, movimenti bruschi e violenti);
  • minore espressività del volto;
  • difficoltà di concentrazione e memoria;
  • riduzione della capacità di eseguire compiti complessi o più attività nello stesso momento.

Malattia di Parkinson, cause

Come accennato, nella malattia di Parkinson, alcune cellule nervose (neuroni) del cervello si degradano e muoiono gradualmente.

Molti dei sintomi sono dovuti, in particolare, a una perdita dei neuroni che producono la dopamina, un messaggero chimico.

La diminuzione dei livelli di dopamina, infatti, provoca un’attività cerebrale anormale, portando alla comparsa di movimenti alterati e di altri disturbi tipici della malattia.

Inoltre, si è visto che in caso di malattia all’interno di alcuni neuroni dell’encefalo si formano degli aggregati proteici insolubili chiamati corpi di Lewy.

Ancora oggi le cause che portano a queste modificazioni sono poco conosciute.

Sembra però che la genetica abbia un ruolo importante.

I ricercatori hanno identificato alcune mutazioni genetiche specifiche che possono causare la malattia di Parkinson.

Anche l’esposizione a determinate tossine o a fattori ambientali può aumentare il rischio di una successiva malattia di Parkinson.

Fattori di rischio

I fattori di rischio per la malattia di Parkinson includono:

  • età. I giovani adulti raramente sperimentano la malattia di Parkinson. Di solito, questa patologia inizia nella mezza o tarda età e il rischio aumenta con l’età. Le persone in genere sviluppano la malattia intorno ai 60 anni o più, anche se esistono forme precoci di patologia;
  • presenza di altri casi in famiglia: avere un parente stretto con la malattia di Parkinson aumenta le possibilità di sviluppare la malattia. Tuttavia, con un solo parente ammalato i rischi rimangono bassi;
  • genere: gli uomini hanno maggiori probabilità di sviluppare la malattia di Parkinson rispetto alle donne;
  • esposizione alle tossine: l’esposizione continua a erbicidi e pesticidi, per esempio per motivi professionali, può aumentare leggermente il rischio di malattia di Parkinson.

Le complicanze del Parkinson

La malattia di Parkinson può causare alcune complicanze, come:

  • difficoltà di pensiero: con il progredire della malattia, il paziente potrebbe avere problemi cognitivi (demenza) e difficoltà di pensiero;
  • cambiamenti emotivi: nel tempo il paziente potrebbe sviluppare paura, ansia o perdita di motivazione;
  • problemi di deglutizione: mano a mano che la malattia progredisce si potrebbero sviluppare delle difficoltà di deglutizione. A causa della deglutizione rallentata, la saliva può anche accumularsi in bocca, portando a sbavare;
  • problemi di masticazione e alimentazione: la malattia di Parkinson in fase avanzata colpisce i muscoli della bocca e della deglutizione. Questo può portare a soffocamento e cattiva alimentazione;
  • disturbi del sonno: le persone con malattia di Parkinson hanno spesso problemi di sonno, come svegliarsi frequentemente durante la notte, svegliarsi presto o addormentarsi durante il giorno;
  • problemi alla vescica: la malattia di Parkinson può causare problemi alla vescica, tra cui l’incapacità di trattenere l’urina e la difficoltà a urinare;
  • stipsi: molti pazienti sviluppano stitichezza, principalmente a causa di un apparato digestivo più lento;
  • cambiamenti nella pressione sanguigna: il paziente potrebbe avvertire capogiri o stordimento quando si alza a causa di un improvviso calo della pressione sanguigna (ipotensione ortostatica);
  • sensazione di fatica: molte persone con il morbo di Parkinson perdono energia e sperimentano affaticamento, soprattutto nel corso della giornata. La causa non è sempre nota;
  • dolore: alcuni pazienti avvertono dolore, in aree specifiche o in tutto il corpo;
  • disfunzioni sessuali: alcuni malati notano una diminuzione del desiderio o delle prestazioni sessuali. In altri casi, avviene l’opposto.

Malattia di Parkinson cure

La malattia di Parkinson, che tanti chiamano morbo di Parkinson, non può essere curata in maniera definitiva, tuttavia le cure farmacologiche possono aiutare a controllare i sintomi, spesso in maniera molto efficace.

In particolare, consentono di gestire i problemi di deambulazione, movimento e tremore.

Molto di questi farmaci aumentano la disponibilità o sostituiscono la dopamina, i cui livelli sono ridotti in caso di malattia.

Occorre sapere, però, che i loro benefici potrebbero diminuire nel tempo.

In alcuni casi più avanzati, può essere consigliata la chirurgia

L’intervento più usato oggi è la stimolazione cerebrale profonda, che annulla o diminuisce le alterazioni del circuito motorio cerebrale e i sintomi tipici della malattia.

Il medico può anche raccomandare cambiamenti nello stile di vita, in particolare consigliare di muoversi di più e di fare esercizio aerobico.

In alcuni casi, è importante anche la terapia fisica, che si concentra sull’allenamento dell’equilibrio e sullo stretching.

Un logopedista può aiutare a migliorare i problemi di linguaggio.

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Pagine Bianche

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