Patologie del cuore: la tachicardia posturale ortostatica (POTS)

Tachicardia posturale ortostatica (POTS) è una disfunzione caratterizzata da un aumento della frequenza dei battiti esagerato e sostenuto durante la posizione eretta

La tachicardia posturale ortostatica (POTS dall’inglese Postural Orthostatic Tachycardia Syndrome) è una forma di disfunzione neurovegetativa

E’ caratterizzata da un incremento della frequenza cardiaca esagerato e sostenuto durante la stazione eretta (ortostatismo), in assenza di cali significativi della pressione arteriosa.

Nella maggior parte dei casi la tachicardia posturale ortostatica è un meccanismo compensatorio per mantenere a livelli adeguati la pressione arteriosa, in persone in cui la vasocostrizione periferica è inadeguata.

La vasocostrizione periferica può essere inadeguata per diversi motivi: 

  • Un marcato decondizionamento fisico (es. dopo un allettamento prolungato);
  • Malattie autoimmuni;
  • Malattie neurologiche;
  • Cause genetiche (es. collagenopatie che causano iperlassità del tessuto connettivo vascolare).

Altri meccanismi comprendono forme di tachicardia posturale ortostatica da iperattività del sistema nervoso simpatico o da alterazione dell’asse ormonale renina-angiotensina.

Diversi meccanismi possono coesistere nello stesso paziente.

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I sintomi tipici della tachicardia posturale ortostatica si manifestano durante la stazione eretta e comprendono:

  • Palpitazioni;
  • Sintomi di ridotto apporto di sangue al cervello (ipoperfusione cerebrale): vertigine, visione offuscata, episodi ricorrenti di improvvisa e transitoria perdita di coscienza (episodi sincopali);
  • Sintomi di iperattivazione simpatica: tremori, sudorazione e acrocianosi (colorito bluastro delle estremità del corpo: mani, piedi, naso, orecchie).

Inoltre, l’ipoperfusione cerebrale e l’iperattivazione simpatica cronica possono portare a sintomi non cardiovascolari e non ortostatici come la stanchezza cronica, cefalee frequenti, nausea e dolori addominali ricorrenti, disturbi del sonno, ansia, incapacità di concentrazione.

La diagnosi di tachicardia posturale ortostatica è clinica e si basa su: 

  • Accurata raccolta della storia del paziente alla ricerca dei sintomi ortostatici e non ortostatici;
  • Esclusione di forme patologiche di tachicardia attraverso la visita cardiologica e l’elettrocardiogramma (ECG);
  • Esclusione delle cause di tachicardia secondaria ad altre malattie (es. anemia, disidratazione, ipertiroidismo) per mezzo della visita medica e di un prelievo di sangue.
  • Eventuali ulteriori approfondimenti (es. visita neurologica, ecocardiogramma, elettrocardiogramma delle 24 ore secondo Holter) saranno guidati dall’esito di queste indagini di primo livello.

L’eccessiva risposta tachicardica allo stress ortostatico che caratterizza i pazienti con tachicardia posturale ortostatica si documenta attraverso un test semplice e non invasivo

Il 10 minutes active standing test (AST), che consiste nel controllo tramite elettrocardiogramma e della pressione arteriosa del paziente per 10 minuti in clinostatismo (da sdraiati), durante il rapido passaggio in ortostatismo e durante ortostatismo per altri 10 minuti.

Questo test ha il vantaggio, rispetto al tilt test, di essere più rapido, di non necessitare di apparecchiature elettromedicali specifiche e di riprodurre in maniera più naturale il meccanismo dello stress ortostatico da cui origina la Tachicardia posturale ortostatica. Può essere eseguito anche in bambini di età scolare.

Il tilt test viene condotto con il bambino fissato a un lettino basculante che può passare dalla posizione orizzontale a quella verticale e prevede la registrazione continua della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca.

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La terapia della tachicardia posturale ortostatica si avvale soprattutto di accorgimenti dietetici e comportamentali che comprendono:

  • Corretta idratazione (≈2 litri di acqua al dì);
  • Elevato apporto di sodio;
  • Costante esercizio fisico sia per rafforzare i muscoli degli arti inferiori sia per allenare il cuore;
  • Utilizzo di calze contenitive per aiutare il ritorno venoso.

I pazienti, inoltre, devono evitare le situazioni che possono peggiorare la sintomatologia (es. luoghi molto caldi, rimanere fermi in piedi per molto tempo).

La terapia farmacologica è riservata ai casi di tachicardia posturale ortostatica in cui la sintomatologia compromette la qualità di vita e l’applicazione delle norme dietetico-comportamentali non ha sortito effetto.

I farmaci utilizzati agiscono riducendo la frequenza cardiaca (es. betabloccanti), aumentando il riassorbimento del sodio e quindi il volume di sangue circolante (es. fludrocortisone) oppure aumentando la pressione arteriosa (es. midodrina).

Non esistono, tuttavia, prove scientifiche a dimostrazione dell’efficacia della terapia farmacologica.

Il supporto psicologico è spesso di grande rilevanza.

Per quanto riguarda la prognosi, l’applicazione delle norme dietetico-comportamentali permette, nella maggioranza dei casi di Tachicardia posturale ortostatica, di attenuare notevolmente i sintomi.

Tuttavia, in alcuni casi, gli interventi non farmacologici e farmacologici sono scarsamente efficaci e la Tachicardia posturale ortostatica può influenzare negativamente la qualità della vita, in quanto rende difficile lo svolgimento delle normali attività quotidiane di un individuo.

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Bambino Gesù

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