Semeiotica dello scompenso cardiaco: la Manovra di Valsalva (tachicardia e nervo vago)

La manovra di Valsalva (MV), dal nome del medico Antonio Maria Valsalva, è una manovra di compensazione forzata dell’orecchio medio, utilizzata principalmente in medicina, specialmente in campo cardiologico, ma anche in campo subacqueo

In cosa consiste la manovra di Valsalva?

La manovra di Valsalva consiste in una inspirazione relativamente profonda seguita da un’espirazione forzata a glottide chiusa della durata di circa 10 secondi.

Cos’è la glottide?

La “glottide” è il segmento superiore della laringe in corrispondenza delle corde vocali, posto al di sotto dell’epiglottide ed al di sopra della cartilagine cricoide.

La glottide è, in parole semplici, l’apertura della laringe e corrisponde allo spazio naturale che può formarsi in mezzo alle corde vocali ed alle loro rispettive cartilagini aritenoidi; non è uno spazio permanente e fisso dal momento che essa risente delle attività e dei movimenti di cui è protagonista la laringe: durante la respirazione la glottide assume la forma di un triangolo, mentre durante la fonazione (emissione di voce) la glottide diviene una linea sottile interposta tra le corde vocali.

La glottide ha tre funzioni: permette una corretta fonazione; isola l’apparato respiratorio da quello digerente, permettendo il passaggio del cibo nell’esofago e dell’aria nella trachea.

A cosa serve la manovra di Valsalva?

Inizialmente tale manovra veniva adoperata per rimuovere suppurazione e corpi estranei dall’orecchio.

Successivamente, l’attenzione si è spostata sulle variazioni emodinamiche prodotte dalla sua esecuzione che si sono rivelate utili nell’iter diagnostico di numerose condizioni patologiche, cardiologiche e non.

Risulta inoltre utile nel controllo della tachicardia.

Manovra di Valsalva nella tachicardia

La manovra di Valsalva viene insegnata dai cardiologi ai pazienti soggetti a crisi di tachicardia parossistica per bloccarla, in quanto viene stimolato il nervo vago (X nervo cranico), provocando quindi una stimolazione vagale parasimpatica che rallenta la frequenza cardiaca.

La dinamica della MV contempla quattro fasi:

  • fase di inizio della tensione,
  • fase di tensione,
  • fase di rilasciamento,
  • fase di recupero.

Normalmente, la fase I è caratterizzata, durante l’espirazione a glottide chiusa, dall’aumento della pressione intratoracica e della pressione arteriosa sistolica a causa della compressione dell’aorta.

Successivamente, durante la fase II, si assiste alla diminuzione del ritorno venoso e della pressione arteriosa sistolica secondarie al permanere, a livello intratoracico, di una pressione positiva.

Contemporaneamente, si assiste all’incremento della frequenza cardiaca.

Durante le fasi successive di rilasciamento e di recupero, la rapida riduzione della pressione intratoracica determina l’attivazione di una serie di meccanismi di compenso fisiologici.

Specificamente, la rapida modifica del volume ematico presente nel sistema vascolare polmonare determina una brusca riduzione della pressione arteriosa sistolica (fase III) e, successivamente, l’aumento della portata cardiaca, la vasocostrizione periferica da iperattività simpatica e la riduzione della frequenza cardiaca, determinano l’incremento della pressione arteriosa sistolica (fase IV).

La Manovra di Valsalva è ancora utile?

La MV è stata largamente utilizzata nella semeiotica “classica” per la valutazione dei pazienti con scompenso cardiaco e per una più approfondita valutazione dei soffi cardiaci.

L’avvento di metodiche di imaging più moderne quale è l’ecocardiografia, ha ridotto l’utilizzo di tale manovra nella pratica clinica.

Tuttavia, essa rappresenta ancora un valido aiuto nel laboratorio di ecocardiografia nella valutazione della funzione  diastolica del ventricolo sinistro, nella valutazione dell’entità dell’ostruzione all’efflusso del ventricolo sinistro nella cardiomiopatia ipertrofica, e nella diagnosi di pervietà del forame ovale (PFO) per la valutazione dello shunt destro-sinistro ad esso associato.

Inoltre, la MV conserva una discreta utilità nella valutazione semeiotica classica di numerose condizioni cliniche cardiovascolari come la diagnostica dei soffi cardiaci sistolici, la dis-funzione autonomica, le aritmie e lo scompenso cardiaco.

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