Malattie acute e croniche da gas irritanti e altre sostanze chimiche

L’esposizione a gas e ad altre sostanze chimiche irritanti può essere acuta o cronica. La malattia che ne risulta varia in relazione al tipo di esposizione come pure in relazione all’irritante specifico

Esposizione acuta a gas irritanti

Il cloro, il fosgene, l’anidride solforosa, l’acido sulfidrico, il biossido d’azoto e l’ammoniaca sono alcuni dei gas irritanti ai quali i lavoratori possono essere esposti durante gli incidenti industriali.

Può determinarsi una grave esposizione acuta a causa di valvole o pompe difettose oppure durante il trasporto dei gas.

Anatomia patologica e fisiopatologia

Le lesioni dell’apparato respiratorio dipendono da diversi fattori, fra i quali la solubilità dei gas.

Quelli relativamente solubili (p. es., il cloro, l’ammoniaca) determinano inizialmente un’irritazione mucosa delle membrane delle vie aeree superiori e raggiungono le vie aeree periferiche e il parenchima polmonare solo se la vittima non può allontanarsi dalla fonte del gas.

I gas meno solubili (p. es., il biossido d’azoto) non producono i segni di allarme a carico delle porzioni superiori dell’albero respiratorio e determinano più facilmente edema polmonare, grave bronchiolite o entrambi.

Nell’intossicazione da biossido d’azoto (che può colpire gli addetti al riempimento dei silos e i saldatori) possono intercorrere fino a 12 h prima che si sviluppino i sintomi dell’edema polmonare; talora una bronchiolite fibrosa obliterante, che evolve fino all’insufficienza respiratoria, si sviluppa 10-14 gg dopo l’esposizione acuta.

Sintomi e segni di una esposizione a gas irritanti

I gas irritanti più solubili causano gravi ustioni e altre manifestazioni irritative degli occhi, del naso, della gola, della trachea e dei bronchi principali.

Sono comuni la tosse violenta, l’emottisi, il respiro sibilante, i conati di vomito e la dispnea.

La loro gravità è generalmente correlata con la dose.

Dopo un’intensa esposizione, addensamenti alveolari a chiazze o confluenti possono essere rilevabili alla rx del torace e di solito indicano edema polmonare.

La maggior parte delle persone guarisce completamente dopo un’esposizione acuta anche intensa.

Le infezioni batteriche, comuni durante la fase acuta, rappresentano le complicanze più gravi.

Occasionalmente, esposizioni massicce portano a ostruzione delle vie aeree persistente ma probabilmente reversibile, la cosiddetta sindrome da disfunzione reattiva delle vie aeree.

L’ostruzione può persistere per uno o più anni e poi risolversi lentamente.

Profilassi e terapia

La misura profilattica più efficace è rappresentata dal prestare attenzione quando si lavora con gas e con sostanze chimiche.

Anche la disponibilità di idonee protezioni respiratorie (p. es., maschere antigas provviste di riserva autonoma di aria) è di grande importanza nell’eventualità di esposizioni accidentali.

Il trattamento delle gravi intossicazioni acute è diretto a mantenere gli scambi dei gas e ad assicurare una ossigenazione e una ventilazione alveolare adeguate.

La ventilazione meccanica attraverso una via aerea artificiale (p. es., un tubo endotracheale) si renda a volte necessaria.

Sono indicati broncodilatatori, leggeri sedativi, liquidi e antibiotici EV e O2-terapia, in genere sufficienti nei casi meno gravi.

L’aria inspirata deve essere adeguatamente umidificata.

L’efficacia della terapia corticosteroidea (p. es., da 45 a 60 mg/die di prednisone per 1 o 2 sett.) è difficile da dimostrare ma i corticosteroidi sono spesso utilizzati empiricamente.

Esposizione cronica a gas e sostanze irritanti

L’esposizione cronica a basse dosi, continua o intermittente, a gas irritanti o a vapori chimici può essere importante nell’avviare o nell’accelerare lo sviluppo di una bronchite cronica, benché sia difficile determinare il ruolo di tali esposizioni in un fumatore.

Un altro importante meccanismo di malattia è l’esposizione a sostanze chimiche cancerogene; queste entrano attraverso i polmoni e possono causare sia tumori del polmone, da esposizione all’etere diclorometilico o a certi metalli, sia tumori in altri distretti dell’organismo (per esempio angiosarcomi del fegato dopo l’esposizione a monomeri di cloruro di vinile).

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